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Il punto di partenza è la crisi. Il contesto di riferimento, per circoscrivere il campo, è l’Europa delle banche. La postazione specifica da cui osserviamo, in cui viviamo, è l’Italia del governo che risponde all’Europa delle banche. E l’epoca è quella di un in profonda metamorfosi economica, sociale, perfino antropologica avvenuta in questi anni, e di uno spaesamento conseguente complessivo per non saper più connettere i fili di quanto accade sotto i nostri occhi ed averne conoscenza piena per operare cambiamenti.

Sarà 8 marzo quando nei primi tre mesi dell’anno non saremo morte in 31 per mano maschile.
Sarà 8 marzo quando il femminicidio non verrà chiamato “omicidio passionale”, ma verrà letto per quello che realmente è: una strage silenziosa, prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni; un massacro capace di segnare, nel 2011, una media atroce: una morte femminile ogni tre giorni

Vi sono storie che ogni giorno ci lacerano il cuore. Quella che voglio raccontarvi oggi è per me tra le più terribili. Questa vicenda si svolge in un Paese ricco, un Paese valutato 24 milioni di milioni di dollari americani, ma, per una barbara ed inaccettabile ironia della sorte la gente che vi vive è la più povera al mondo, schiava, a nostra insaputa, del nostro stile di vita.

Questa società si definisce mediante il posto ed il valore che assegna ai due sessi e ai loro atteggiamenti socialmente costituiti.
Il che comporta il fatto che esistano tante maniere di realizzare la femminilità quante sono le classi e le frazioni di classe. La verità di una classe o di una frazione di classe si esprime, quindi, nella forma in cui i sessi sono distribuiti al suo interno.

Lavoro all'Istat dal 1983, sono entrata con un concorso per licenza media, non ero ancora laureata. L'istituto era ancora in gran parte economicocentrico, non si poneva il problema di adottare un approccio di genere. Se centrali erano le politiche economiche, centrali diventavano le statistiche economiche e conseguentemente i cosiddetti soggetti produttivi, i maschi adulti; le donne erano invisibili, il lavoro non retribuito non veniva misurato. Ora siamo negli anni 2000 però, e tutto è cambiato.

"La bellezza di una donna non sta nei vestiti che indossa, nella figura che ha, o nel modo in cui si pettina i capelli. La bellezza di una donna si vede nei suoi occhi, perché i suoi occhi sono la soglia che porta al suo cuore. La bellezza di una donna è ciò che viene riflesso dalla sua anima. È la cura amorevole che ha delle cose, la passione che mostra: e la bellezza di una donna non fa che crescere con il passare degli anni" (attribuito a Audrey Hepburn).