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Ieri 25 novembre grandi manifestazione per la liberazione delle donne dal maschilismo violento.

Intanto, questa tragedia e vergogna umana - la guerra Hamas-Israele, Israele-Palestina, come Russia-Ucraina, Ucraina-Russia, come tutte le altre che non guardiamo - è fallimento di umanità, di cui dobbiamo sentirci tutti responsabili per legami storici, culturali, economici, kako-antropologici.

La reazione sana all'ultimo delitto maschio contro femmina, può essere un inizio di riscatto, se vediamo che questa violenza privata, perdita e rinnegamento di umanità, è la stessa identica sostanza delle guerre politico-statali-etnico-economiche-suprematiste che una politica subumana giustifica e alimenta.

Il Coordinamento donne ANPI è a fianco delle organizzazioni femminili turche e della Vicepresidente del Partito Repubblicano del Popolo in protesta per la decisione del governo di Erdogan di uscire dalla Convenzione del Consiglio d’ Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

«Sono la violenza!

Cosa sono? Chi sono? Sono tante cose in una sola, un solo nome per molteplici facce…. Definirmi, riconoscere la mia esistenza è stata una mossa astuta: “Se la conosci la eviti, se la conosci non ti uccide”. Sarebbe dovuta suonare così la campagna per porre fine alla mia esistenza!
E invece no, eccomi qui viva e vegeta, forte dei miei mille trasformismi, degli articoli di giornale, degli infiniti dibattiti sui social, di intere trasmissioni dedicate alle mie esternazioni più efferate e, proprio per questo, spettacolarizzate.

Quand’è che una “mala nuova” diventa “buona nuova”?

Quando lo stupro di gruppo viene denunciato da una quindicenne, che lo subisce in silenzio da tre anni. E che ha la determinazione di raccontare tutto al maresciallo dei carabinieri anche quando si tratta di accusare famiglie potenti della ndrangheta del suo paese.

1. Mi ricordo

Mi ricordo di quando nei processi per stupro l'intera società dei maschi metteva sotto accusa la vittima.

Mi ricordo del tempo in cui quella violenza contro le donne era considerata nel codice penale un reato "contro la stirpe" e non contro una persona, e la donna vittima di violenza non era considerata persona, ma carne, e quella violenza la si chiamava "violenza carnale".

Mi ricordo l'anno del Circeo, chi ha la mia età non può dimenticare.

Da allora sono invecchiato di mezzo secolo, e mi sembra che quei tempi non siano ancora finiti, non sia ancora abolito quell'orrore.

Da allora sono invecchiato di mezzo secolo, e so che la lotta fondamentale e decisiva per la liberazione dell'umanità è quella del movimento delle donne.

Ancora una morte annunciata oggi. E scrivere una newsletter sull’ennesimo femminicidio rende la testa e le mani pesanti. Domani è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e, ancora una volta, si susseguiranno manifestazioni, riflessioni e denunce. Ancora una volta, mentre tutto attorno poco o niente cambia.

Ogni volta che una violenza sulle donne viene accompagnata dal commento “se l’è andata a cercare” veniamo colte da un improvviso gelo dentro. Chi mai può “cercare” violenza sul proprio corpo? Sollecitarla, chiederla? Come si può ancora pensare di accusare una donna o una ragazzina che è stata oggetto di violenza? Che società siamo, ancora, se vi è tra noi chi presta il fianco e giustifica il violentatore, perché di “buona famiglia”, perché è stato provocato dall’abbigliamento di lei, dalle sue movenze, dalla sua troppa libertà (…aveva bevuto; tornava a casa da sola, di notte, per una via poco frequentata, ballava in un certo modo…).