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Lettera aperta di mons. Raffaele Nogaro (Vescovo di Caserta)

Pubblichiamo la lettera aperta del Vescovo di Caserta, tratta dalla premessa del libro "Napoli chiama Vicenza: disarmare i territori, costruire la pace", edito da Gandhi Edizioni - Quaderni di Satyagraha (050-542573 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), a cura di Angelica Romano con la prefazione di Alex Zanotelli.
Guai! ... a spegnere il sorriso di Dio nel grembo della donna. La concezione della vita è sempre immacolata, perché è la fermentazione di Dio in ogni madre della terra. E il bimbo che fiorisce canta tutta la bellezza dell'amore. Di quell'amore che è Dio (1 Gv 4, 8) e, insieme, il carattere della vita umana. Infrangere l'energia dell' amore significa scartare la vita
Quando, però, l'uomo diventa adulto, diventa una coscienza di vita e si presenta come un "prodigio" (Sal 139, 14), quel "mistero eterno dell'essere" (Leopardi), che porta nella storia il volto di Dio.
Violarlo, è il grande male; non amarlo, è il grande peccato.
Non è giusto che si dia più importanza alla "vita che nasce", di quella che si dà alla "vita che c'è".
La venerazione che si ha per il nascituro deve diventare culto per l'essere umano che ha la responsabilità della vita.
I cinque milioni di bambini che muoiono ogni anno a causa della fame sono "la strage degli innocenti" più spietata e ignominiosa di quella biblica. Gli innumerevoli bambini di strada, che non avranno mai casa e assistenza, spesso manipolati dagli interessi più vergognosi degli adulti, le tante donne costrette alla prostituzione, capovolgono il senso dell'umanità.
E i "poveri" di ogni genere e di ogni popolo, sistematicamente rifiutati dalla vita. Coloro che devono continuamente chiedere il favore di vivere. Coloro che sono meno uomini, persone di scarto, perché non hanno potere contrattuale.
In questa identità si possono considerare "i lavoratori" in fase di licenziamento, che diventano spettrali nella loro umiliazione.
Poveri sono i "nomadi", vere larve di umanità, nel rifiuto che la società, detta civile, permanentemente loro rivolge.
Poveri sono gli "immigrati". Arrivano da noi, quando non muoiono per strada, con mille sacrifici e tanta speranza e non trovano casa, lavoro. Sono soli e hanno difficoltà immense per il ricongiungimento familiare.
Spaventosamente poveri sono i "carcerati". In prevalenza immigrati, che portano reati minori e forse solo apparenti. Ma stanno lì, in prigione, perché non possono mai pagare un avvocato che li difenda.
La legge, non uguale per tutti, li ha processati quasi di nascosto, come tossicodipendenti, prostitute, spacciatori di droga, e ora li tiene a marcire in strutture insufficienti e insalubri.
Perché non si fa questa "amnistia"? È un dovere.
Non c'è civiltà nel popolo, se non ci sono i gesti di comprensione, direi di amore, verso quelli che soffrono.
I "malati", i difensori della vita, hanno bisogno di ogni genere di provvidenza.
Il senso di sopportazione, che gira attorno a loro, li mette talora, in quelle liste di attesa, che invece di far guarire, danno più in fretta la morte.
A raggio più ampio, ci sono i "popoli crocifissi" , quelli che non possono pagare il debito estero e non hanno possibilità di sviluppo interno.

Impossibile, ma reale è la guerra.
Sempre criminale è la corsa agli armamenti, ma c'è.

La guerra e la produzione delle armi sono il male assoluto. Rappresentano l'ingegno e il programma della distruzione degli esseri umani e della vita.
Nessuna guerra è "giusta": la giustizia non ha nulla a che fare con l'iniquità. Anzi ogni guerra è alienum a ratione, è assurda, ripeteva Giovanni XXIII.
Al posto della guerra ci possono stare il dialogo, gli accordi, il negoziato, ogni forma di relazione, che sappia superare la violenza.
Non si dimentichi che la storia è segnata dal conflitto teologale tra il Dio della vita, che ama la vita, e gli Idoli della vita (potere, successo, ricchezza), che esigono sempre più vittime per sopravvivere.
Quando la "vittima" diventa una ragione della storia, si fa strada quella cultura della morte, che permette ogni menzogna e ogni mistificazione.
Allora vengono chiamate "operazioni umanitarie" le guerre preventive (la violenza ad ogni costo), con l'alibi di esportare democrazia e libertà.
Vengono dette "missioni di pace", i più disparati generi di invasione armata, perché "la missione necessaria oggi è quella del soldato che va a morire per gli altri".
Non è più possibile sopportare una profanazione degli ideali così subdola e pervicace.
Allora si ha la babele delle lingue, per cui l'invasione militare di un paese diventa "missione di pace", le armi diventano "oggetti sacri e benedetti", perché servono a "distruggere le tirannidi" e a portare "democrazia e libertà" ai popoli oppressi.
È vero, la Chiesa italiana sembra tollerare tali espressioni che sono delle equivocità dissacranti.
La Chiesa dovrebbe condannare l'aumento delle spese militari nel nostro paese, in un tempo in cui si fanno i tagli alla scuola, alla sanità, alla ricerca scientifica, alla cooperazione e al sostegno delle categorie più povere. Dovrebbe farsi vanto dei "pacifisti", che non sono certo dei Ponzio Pilato o, quanto meno, amici dei terroristi, ma persone coraggiose capaci di dare un segnale genuino che i "sentieri di Isaia", i sentieri della pace universale, si stanno aprendo.
Dovrà chiarire che Francesco è eminentemente uomo di pace, anche se un politico, in un discorso ad Assisi, lo vuole un crociato militante.
Dica "basta"! agli uomini di Chiesa, che chiamano "beati operatori di pace" ragazzi, personalmente innocenti, ma che muoiono con in pugno le armi della minaccia.
La Chiesa non può permettere che il valore supremo della pace e che la cultura della pace, vengano catturati e snaturati da logiche di potere.
La menzogna è sconvolgente quando riesce a cambiare le categorie del vivere sociale: perché denunciare il terrorismo come male fine a se stesso, quando normalmente esso è reazione ad uno stato di violenza? È sempre mostruoso, ma spesso è un male procurato.
Si corrompe la civiltà, si corrompe la cultura, ma soprattutto si uccide l'anima, quando viene approvata la violenza.
La vita è come la "stella del mattino" che sempre sorge per fare luce. È una sorgiva continua, che vince ogni resistenza e si rende immortale.
Deve essere sempre amata e difesa, per costituirsi quale salvezza dell'uomo e della sua storia.
La vita dell'uomo è la compagna di Dio. È bella ed eterna come Lui. Invoco la pace, che è il Vangelo di Cristo e il Vangelo della vita.