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"La memoria è l'unico vaccino che abbiamo a disposizione contro l'indifferenza", ha scritto Liliana Segre. Da quando il Parlamento italiano, con legge n. 211 del 20 luglio 2000, ha istituito la "Giornata della Memoria", da celebrarsi il 27 gennaio di ogni anno, si sono progressivamente moltiplicate le iniziative di scuole, biblioteche, università, associazioni culturali.

Il tour di Salvini ai citofoni mi ha indotto a scrivervi di nuovo. Adesso abbiamo scoperto che si può andare in giro per le strade, rigorosamente con telecamere al seguito, a far confessare reati alle persone. Alcuni mesi fa da ministro dichiarava la sua fiducia ed il sostegno alle Forze dell’ordine, oggi si sostituisce a loro. C’è un qualcosa di barbaro in questo modo di fare politica ed in particolare la necessità e la volontà di stereotipare le persone, il tunisino spacciatore, l’immigrato stupratore, il meridionale fannullone e così via.

Ciò che emerge dal dibattito pubblico sui media di varia natura, nonché su ciò che viene postato in facebook, è indubbiamente inquinato da sentimenti di rabbia e di rancore ed oggetto di continua strumentalizzazione da parte di quasi tutte le formazioni politiche... ovvero emerge l’arroganza, la convinzione di avere sempre la verità, e la mancanza di rispetto tra le parti.

Nel loro manifesto denunciano l’imbarbarimento della società, soprattutto a causa di Salvini e della Lega... ed evidenziano le loro qualità, dicendo che essi sono espressioni di valori positivi come: “la passione dell’aiutare gli altri”, “l’amore per l’Ascolto”, la “creatività”, “la nonviolenza”, “la bellezza”, “la buona educazione”, la “sobrietà nel linguaggio” ... I volti e le parole dei ragazzi che hanno dato vita alla prima manifestazione di Bologna e alle successive, esprimono serenità, dando vita anche ad immagini e a momenti di “felicità pubblica”.

Metto insieme alcuni eventi accaduti: insulti e minacce ad Emanuele Fiano, definito un 'ebreo di merda', manifesti insultanti nei confronti di Laura Boldrini attaccati sui muri di varie città d'Italia, un raduno fascista a Predappio, due ragazzi vestiti da nazisti a Lucca Comics con persone che chiedono un selfie, un giornalista minacciato di morte per il suo libro sul neofascismo a Brescia, un insegnante che minaccia gli studenti che vogliono manifestare, un altro che porta via la sua classe durante la presentazione di un libro sui processi ai fascisti di uno storico serio perché accusato di fare propaganda.

L'articolo 34 della nostra Costituzione dice che la scuola è aperta a tutti, sancendo un diritto per tutti di frequentarla senza distinzione tra chi la pensa in un modo o in altro. E la scuola ha il dovere di formare i ragazzi, in modo magari anche severo, ma democratico, in cui la partecipazione è un valore. Oggi rimbalza un po’ ovunque, la notizia di un insegnante che ha minacciato gli studenti che avrebbero partecipato alla manifestazione delle ‘sardine’ a Fiorenzuola, scrivendo che avrebbe reso loro la vita scolastica impossibile rendendo la sufficienza nelle due materie una chimera. Poi sono arrivate le scuse ai giornali, la posizione per una volta netta del Ministero di immediata sospensione dell’insegnante e la presa di distanza della dirigenza scolastica e di nuovo le sue scuse sui social e ai giornali dell’insegnante: tardive ed inutili.

Le disuguaglianze sono le ferite che marcano il nostro tempo, (unitamente alle guerre) sono le principali questioni politiche del presente.

Le disuguaglianze definiscono la possibilità di accesso ai servizi di salute e istruzione economiche, sociali, di genere, di appartenenza etnica. Li troviamo nei territori, nelle fabbriche, nella differenza di opportunità fra città e aree rurali, tra città e periferie marginali.