Dopo “Il mondo secondo Monsanto”, “Il nostro veleno quotidiano” e “Le moissons du futur” (la mietitura del futuro), Marie-Monique Robin si ripresenta nel 2014 con un documentario intitolato, provvisoriamente, “Sacrèe croissance! (Maledetta crescita!), un film che mostra le crepe di un sistema che ha raggiunto i suoi limiti e le primizie di un mondo nuovo.
Il sistema basato sulla crescita è folle e al limite. Ma delle alternative emergono con sempre maggiore vigore e permettono di delineare un mondo…. dopo la crescita. E’ il doppio tema del prossimo film di Marie-Monique Robin, che descrive la linea attuale del movimento ecologista: allarme- sempre maggiore – e speranza- perché è molto forte e sempre più giustificato. I nostri amici della “Quarta scimmia” ne hanno discusso con Marie-Monique Robin e hanno trascritto le sue proposte per Reporterre
Racconta Marie-Monique Robin: Il prossimo film e il libro hanno un titolo provvisorio, «Maledetta crescita!». Si inserisce nella logica dei film che ho fatto in passato, con i quali avevo analizzato il sistema agroindustriale in tutti i suoi aspetti, sia con “Il mondo secondo Monsanto” che con “Il veleno nel piatto” (titoli con i quali hanno circolato in italiano)… E la domanda che mi facevano sempre è: “Si può fare qualcosa di diverso?”. Ho cominciato a rispondere con “Les Moissons du futur” (La messi, il raccolto del futuro), che era una inchiesta sull’agroecologia, chiedendomi se essa poteva nutrire tutto il mondo. E mi sono detta che tutto questo sistema agroindustriale faceva parte di un sistema molto più globale, un sistema economico, che è fondato sul dogma della crescita illimitata. Vale a dire che si può sempre produrre di più, consumare di più, e che questo è il motore dell’economia.
Tutte le mattine alla radio sentiamo dire che dipende dal fatto che non c’è la crescita che abbiamo la disoccupazione, che non si possono pagare le pensioni, ecc. Quando si comincia a riflettere su questi argomenti, si scopre che c’è qualcosa di bizzarro in questa storia, perché si sa che le risorse del pianeta sono limitate, che non è nemmeno una scoperta che faccia notizia. Il petrolio, il gas, tutte le energie fossili, su tutto questo si è d’accordo: abbiamo superato il picco per il petrolio e il gas. Ciò significa che a partire da subito le riserve di queste risorse cominceranno a diminuire, e che soprattutto il prezzo di queste risorse tenderà ad aumentare, cosa che si può constatare già da circa una dozzina di anni.
Quando ci si immerge nei dossier di docmentazione, si vede anche che i minerali minacciano di sparire: si annuncia la sparizione della maggior parte di essi (tranne la bauxite, da cui si trae l’alluminio) tra il 2020 e il 2040. Ciò che dobbiamo capire è che ne resterà un po’, ma molto poco, e questo significa che i prezzi aumenteranno. E poiché tutta la nostra società dei consumi è basata sull’energia fossile, o su dei minerali a buon mercato, è sicuro che a un certo punto la macchina si bloccherà.
Si può continuare a dire ai francesi che è la crescita la soluzione di tutti i nostri problemi, non sarà piuttosto il contrario? Non è che il problema è proprio quello della crescita? Ho quindi iniziato a lavorare su questi temi, e ho subito realizzato che vi è una urgenza estrema. Ho capito, nel corso dell’ultimo anno, fino a che punto il riscaldamento climatico era fortemente in marcia, e che questo fenomeno faceva evidentemente parte delle conseguenze del modello basato sulla crescita illimitata.
Più si ha una crescita economica e più si emettono dei gas che producono l’effetto serra, perché più si utilizza del petrolio (e su questo aspetto i dati parlano chiaro). Il riscaldamento climatico non è qualcosa che riguarda i prossimi duecento anni, non interessa soltanto i miei lontani pronipoti, siamo già nella tempesta e da qui ai prossimi venti o trenta anni, la situazione sarà veramente molto, molto dura da affrontare. Tutto ciò è già in corso. Basta andare nell’Africa a sud del Sahara per vedere che la desertificazione continua ad avanzare, così come avviene nell’America del Nord. In California hanno una siccità talmente grande in questo momento che non sanno nemmeno se riusciranno a salvare i loro alberi da frutta. In Francia abbiamo delle inondazioni sempre più estese, dei cicloni, ecc. Quindi esiste già una urgenza! Voglio dirlo con chiarezza, è un vero e proprio problema urgente!
Mostrare le soluzioni!
Io non faccio che ritrasmettere ciò che mi hanno detto gli esperti che lavorano in maniera indipendente su questi problemi. Quindi, poiché vi è molta urgenza, penso che il mio ruolo non è più solamente, come ho fatto negli ultimi venticinque anni, fare dei film per denunciare delle cose e permetter ai cittadini di agire in conseguenza. Penso che bisogna mostrare le alternative e mostrare che si devono fare delle cose in modo diverso e rapidamente!
Quindi nel mio film non c’è soltanto una critica alla crescita, si mostra anche che sul campo, ovunque nel mondo, ci sono delle persone che hanno compreso tutto ciò. E succede qualcosa di veramente magico. Essi hanno capito che se si vuole uscire dal modello della crescita illimitata, si deve rilocalizzare la produzione degli alimenti, dell’energia e anche del denaro. Tre grandi movimenti planetari in questo momento danno delle risposte.
L’agricoltura urbana
Il primo è l’agricoltura urbana, un grande movimento planetario. Per questo sono andata a Toronto e in Argentina, perché volevo mostrare delle esperienze da tempo funzionanti che provano che si può operare in modo diverso e che funziona!
A Toronto la città sostiene molto attivamente l’agricoltura urbana. Si tratta in larga misura di una fascia di cittadini con molti titoli di studio che abbandonano tutto (perfino un anziano broker della Borsa di New York, e così via) per mettersi a produrre degli alimenti in città, raggruppandosi in forma di cooperative, perché sono coscienti che l’autonomia alimentare di Toronto ha pochi giorni di vita. Se verrà a mancare il petrolio è finita, non si nutrono più sei milioni di abitanti, è un discorso molto semplice.
In Argentina c’è un altro caso significativo. Dopo la grande crisi degli anni 2000, una municipalità molto attiva e con buona volontà ha organizzato un programma di agricoltura urbana, inteso come mezzo per uscire dalla povertà, che nel frattempo si era cronicizzata. E ciò permette anche di resistere al riscaldamento climatico, poiché quanti più sono gli spazi verdi all’interno delle città, tanto meglio è, e si rende quindi possibile essere più resistenti.
Le monete locali e le monete sociali
Il secondo settore preso in considerazione è quello delle monete locali e di quelle sociali, anch’esso un grande movimento planetario. In molti luoghi si sono create monete locali e sociali, a Parigi, anche la città di Nantes risulta aver lanciato la moneta che avevano creato, Tolosa ha creato la sua…. Ovunque nel mondo si creano delle monete. Perché? Perché il sistema finanziario costituisce un altro grave problema, sappiamo bene che può crollare in qualunque momento; e anche questo lo dicono gli esperti.
Perché il sistema è completamente marcio. Quando veniamo a sapere che solo il 5% delle transazioni finanziarie sono legate all’economia reale…Ciò vuol dire che tutto il resto è soltanto speculazione. E comprendiamo che funzionando in questa maniera, in questo modello di crescita, creando continuamente solo più debiti, per nutrire la bestia, la crescita, un giorno o l’altro può esplodere.
Vi sono quindi delle persone che hanno capito tutto ciò e che vogliono ridare al denaro il suo vero valore, quello di mezzo di scambio. In generale sono delle monete fondative, di base, essenziali, cioè che perdono il loro valore se non le si usano e quindi che non si possono tesaurizzare, non possono servire per speculare. Sono veramente legate all’economia reale, che è concepita per soddisfare dei bisogni umani. Per vedere tutto ciò sono andata in Brasile e in Germania, due storie assolutamente straordinarie….
La transizione energetica
E poi vi è la transizione energetica, anch’esso un grande movimento planetario, diretto a creare delle cooperative che sono in grado di produrre l’energia che consumano, senza scopi di lucro, e cercando insieme di consumare meno. Per questo aspetto sono andata in Danimarca e poi nel Nepal.
Infine sono arrivata fino al Bhutan, perché dietro a tutto ciò c’è la domanda “Che cos’è la ricchezza?”, come la si misura, di quale ricchezza stiamo parlando? Significa rimettere in discussione il PIL, il prodotto interno lordo, anche perché quando si parla di crescita, si tratta sempre di crescita del PIL.
C è nel film un esperto britannico che racconta una storia, che a me sembra molto significativa, che è l’esempio di un criceto che raddoppia di peso ogni settimana fino alla sua sesta settimana di vita e poi si arresta bruscamente e per fortuna, perché se non si arrestasse (è questa la crescita illimitata…) alla fine dell’anno peserebbe nove miliardi di tonnellate e consumerebbe tutta la produzione annuale di granturco del pianeta.
Il mio film dice: come potrebbe essere la società della post-crescita?
Se si avesse il coraggio di dire : “Muoviamoci! Rivediamo il nostro paradigma” (in effetti esiste attualmente una riflessione mondiale, anche presso le Nazioni Unite, per definire un nuovo paradigma dello sviluppo), molta gente si mobiliterebbe, perché esiste una massa di persone che capiscono che in questo modo non può funzionare. C’è molta gente che oggi è sul bordo della strada, ci sono otto milioni di francesi che vivono al di sotto della soglia di povertà, tutti questi attendono solo una cosa: che qualcuno proponga qualcosa di diverso.
E questa nuova società, finalmente, come si vede chiaramente nel mio prossimo film, tutta questa gente che ha cambiato il suo stile di vita a livello personale, individuale, locale, beh, loro già vivono molto meglio, hanno ricreato dei legami con i loro vicini, hanno ridato un senso alle loro vite ed evidentemente tutto ciò non passa attraverso una crescita dei beni materiali. Ma finalmente si collabora di più, si condivide di più…Saremo in tutti i casi obbligati a farlo, quindi tanto vale anticiparlo un po’….
Il cambiamento verrà dal basso
Il cambiamento verrà dal basso, dalla gente? E’ evidentemente una domanda che ho posto a tutti quelli che ho incontrato, sia sul campo che agli esperti, che hanno tutti scritto dei libri sulla fine della crescita… Io penso che il cambiamento di sistema di cui c’è necessità, il sistema che traballa – e io preferirei che si faccia una trattativa tutti insieme per il cambiamento, piuttosto che lasciare che traballi tutto da solo e che poi all’improvviso crolli e tutti ne facciano le spese – si potrà sostenere con tutte queste iniziative che si stanno realizzando in tutto il mondo, che alimentano quindi questi tre grandi settori, la rilocalizzazione delle tre cose di cui tutto il mondo ha bisogno per vivere, che sono l’alimentazione, l’energia e il denaro.
Il cambiamento non si verificherà se non ci sarà un numero sufficiente di iniziative dappertutto, già praticate sul campo, che mostrano che un altro percorso è possibile, ma perché tutto ciò diventi un cambiamento di sistema, è necessario che i governi lo sostengano. Ciò non avverrà se non ci sarà una volontà politica di accompagnare tutto ciò in tempi molto stretti.
Spesso l’esempio che mi è stato presentato (alcuni penseranno: “Mio Dio, è proprio terribile!”) comporta che tutti comprendano che siamo in una situazione di guerra, e che il nemico è in particolare il cambiamento climatico, è necessario combattere globalmente contro questo nemico comune, che abbiamo creato noi stessi.
L’esempio che mi è stato presentato è dunque quello di creare una economia di guerra, come è stato fatto durante la seconda guerra mondiale, ed è interessante perché si vede che quando il potere politico prende coscienza che vi è un pericolo, che il nemico è alle porte, può mobilitare tutte le sue forze e molto rapidamente, e in una anno è possibile rilocalizzare la produzione alimentare, come si è visto in Inghilterra e negli Stati Uniti con gli “Gli Orti della Vittoria”
Ridare un senso agli scambi
Si può dunque fare rapidamente, questa è la buona notizia, se si arriva a convincere i politici che è necessario fare tutto rapidamente. Tutto ciò può essere accompagnato da un razionamento, ma il razionamento visto in termini positivi, che è ciò che si realizza quando si fa un intervento sulle auto per l’uso in comune.(car pooling e car sharing). Significa condividere le auto. E’ ormai evidente che non si potrà più avere una, due o tre auto per famiglia, e che rappresenta un obiettivo nella vita dei paesi dire “consumate le vostre auto” Condividere è molto meglio, non si deve vedere ciò da un punto di vista negativo. Invece si ridà valore a tutti i valori di cooperazione, di condivisione, di scambio che abbiamo perso.
Abbiamo il saper fare un’auto, lo vedrete nel film, ci sono delle esperienze coronate da successo e che hanno già parecchi anni di vita, e che funzionano. Io sono andata in Baviera, dove una moneta locale esiste da anni, è la California dell’Europa, quindi qualunque cosa tranne dei Babas Cools, e i responsabile delle imprese della zona spiegano che la moneta locale è estremamente importante, anche per gli imprenditori Bavaresi, nel genere conservatore non si è ancora prodotto nulla di meglio!
D’altra parte, sono andata in Brasile, dove una moneta locale ha totalmente trasformata una baraccopoli permettendo la creazione di posti di lavoro. Le persone di quel posto si incontrano tra loro per dire che: “dobbiamo riconquistare il denaro e dargli il suo reale valore, e ciò permetterà di sviluppare la resilienza, la nostra capacità di resistere, la capacità assorbire le crisi. Quindi questo è un film molto centrato sulla resilienza, su come ci si prepara ad affrontare le crisi improvvise, ma con il buon umore e la felicità….
L’urgenza climatica sembra non essere percepita
Poiché la sfida è quanto meno sapere se potremo sopravvivere, a scadenze più o meno lunghe, a queste crisi che ci attendono; la prima di esse è evidentemente quella del riscaldamento climatico.
Voi avete visto l’ultimo rapporto IPCC, apparso quindici giorni fa, se non facciamo nulla, se continuiamo “fare affari come al solito”: 4,8° di aumento della temperatura, è pazzesco! Ciò vuol dire più di un metro di innalzamento del livello del mare, ciò vuol dire milioni e milioni di rifugiati climatici, ciò vuol dire che la produzione alimentare può essere completamente disintegrata, e ciò vuol dire molte sofferenze umane….
Io sono completamente sconvolta dal vedere che quando l’IPCC pubblica un rapporto di questo genere, che suona veramente un campanello di allarme, non si faccia ciò che si è fatto l’11 settembre. Il famoso 11 settembre. Noi stavamo montando un film e improvvisamente tutto si è fermato,……. Non si è parlato che di questo, l’11 settembre, l’11 settembre, per dei giorni interi. Le platee della televisione, le sfilate degli esperti, ecc.
E’ questo che si sarebbe dovuto fare dopo l’ultimo rapporto dell’IPCC, vale a dire prestare attenzione, è una cosa veramente grave, ….. ma no, in realtà non è accaduto nulla, invece è stato trattato effettivamente come una piccola notizia di stampa, nella maggior parte dei mezzi di comunicazione. Nessuna dichiarazione di uomini politici di alto livello, che dicesse, attenzione questo rapporto è realmente un fatto grave. La negazione.
Abbiamo bisogno di nuovi uomini politici, ormai è chiaro. Al momento, la classe politica così com’è, è molto bloccata da tante catene, molto impastoiata in questa concezione dello sviluppo che si è fatta i Trenta Anni Gloriosi.
Quindi dovremmo veramente cambiare la logica, e io penso che abbiamo bisogno di una nuova classe politica formata da giovani, che abbiano già introiettato tutto ciò e che non siano all’interno di questa concezione ormai totalmente sorpassata.
Un altro rapporto con il lavoro, un altro rapporto con il tempo
E’ una società dove anche la nozione di lavoro sarà diversa, si lavorerà meno in questa prossima società. Meno lavoro salariato, meno tempo di lavoro, 20 ore è quello che dicono gli esperti che stanno lavorando su questi aspetti. Nelle venti ore che si liberano avremo il tempo di piantare i nostri pomodori se ne abbiamo voglia, di riparare la bicicletta, poiché chiaramente sarà uno dei mezzi di trasporto del futuro, per scambiare delle cose con i vicini, o per fare parte di una banca del tempo
Ci sono delle storie assolutamente formidabili. In Giappone, ad esempio, hanno sviluppato da oltre 15 anni una banca del tempo destinata a persone anziane. Voi abitate in un quartiere, voi avete in famiglia una persona anziana che ha bisogno di qualcuno che vada a fare degli acquisti per lui per esempio, la vicina ci va e guadagna dei buoni la cui unità di conto è il tempo, cioè valgono una, due o tre ore.
Lei può sia metterli su un conto del tempo (e il vantaggio di avere un conto del tempo è che un’ora di oggi sarà sempre un ora tra venti anni, niente inflazione e nessuna speculazione su di essa), sia metterle da parte dicendosi che quando sarà vecchia, tra venti anni, io potrò utilizzare il capitale di tempo che ho guadagnato facendo dei servizi alla mia vicina.
Oppure, ella dice a se stessa, guarda un po’, ora le invio al mio vecchio padre che abita all’altro capo del Giappone, che potrà utilizzarle! “E’ geniale! Una banca del tempo! In ogni parte del mondo c’è qualcuno che crea tutto ciò, è fantastico! E’ la risposta ad un gran numero di esigenze!
Uscire dalla scatola
Dobbiamo uscire dalla scatola, c’è un esperto che da tempo dice questo, viviamo rinchiusi dentro una scatola, è ora di guardare fuori! La soluzione è all’esterno della scatola! E quando riusciamo a farlo troviamo che è una cosa molto simpatica, finalmente troviamo delle cose che sono molto motivanti.
Certo, naturalmente ci saranno delle resistenze….Chi ha interesse a mantenere il sistema? Sono coloro che io conosco benissimo, le grandi multinazionali, che lavorano in modo miope, a breve termine, perché dalla crescita come è attualmente ne trae dei profitti soltanto una minoranza molto limitata, e sempre più ridotta. Esiste un gruppo di interessi privati che è molto potente, che ha dei mezzi importanti, che ha interesse a che la situazione attuale sia mantenuta. Tocca a noi ora di convincere in misura sufficiente i politici e i cittadini che possiamo riuscirci, malgrado esistano degli interessi privati importanti.
Fonte: Trascrizione di Nicola Casaux della sua intervista a Marie-Monique Robin, visibile su video su Le 4e singe (la quarta scimmia)
Fonte Agenzia di stampa Internazionale pressenza.com
Traduzione per comune info di Alberto Casatgnola
Segnalato da: Comune-Info