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Ieri, sulla strada che da Goma porta a Rutshuru, sono stati uccisi due Muzungu.

Non ce lo aspettavamo. Non eravamo pronti.

Accettiamo di buon grado il quotidiano stillicidio emorragico di 7, 9, 19 morti africani, massacrati in vari attentati a Butembo, a Beni, nel Nord Kivu, ma non siamo pronti a veder cadere delle facce bianche. Non sappiamo ancora neanche se si tratta di vittime collaterali, che sono morte in un attentato nel quale non erano loro i bersagli diretti. Morti per caso, forse, per errore. E siamo spaesati.

Bukavu, 25 luglio 2006 Sono arrivati tra ieri e l'altroieri a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, Repubblica Democratica del Congo, i sessantuno osservatori elettorali della società civile italiana, coordinati dall'associazione "Beati i costruttori di pace". Quarantotto di loro hanno viaggiato domenica mattina a bordo di un aereo messo a disposizione dal Ministero degli Esteri e decollato dall'aereoporto militare di Ciampino. A bordo del velivolo, la viceministra agli esteri con delega per l'Africa Patrizia Sentinelli, che ha voluto accompagnare personalmente la missione fino all'aereoporto internazionale di Kigali, in Rwanda. A bordo anche una troupe di Rai Educational, che realizzerà un documentario proprio sull'attività di osservazione elettorale del gruppo.
Ad attenderli all'arrivo, l'ambasciatore italiano in Uganda e due pullman messi a disposizione dalla Monuc, la missione Onu in Congo, che hanno trasportato via terra gli osservatori dalla capitale rwandese fino a Bukavu.

L'offensiva lanciata nel Nord Kivu dal CNDP (Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo), un esercito irregolare sotto il comando del generale Laurent Nkunda, attestatosi alle porte della città di Goma, costringe ancora una volta la popolazione inerme a prendere la strada della fuga. Non si sa con certezza quanti siano questa volta i profughi che hanno dovuto abbandonare le loro case. Certamente si tratta di centinaia di migliaia che vanno ad aggiungersi al milione di persone già censite come sfollati dalle agenzie umanitarie. La Comunità internazionale sta riconoscendo che si tratta di una nuova catastrofe umanitaria e si sta mettendo in moto per l'invio di aiuti di emergenza.


Intervista di Cecilia Pennacini, pubblicata su "Il Manifesto" del 20/11/2008

L'Africa dei Grandi Laghi è ancora una volta teatro di una crisi profonda. Vari "signori della guerra" si stanno affrontando nella regione del Kivu: da mesi i soldati ribelli del generale Laurent Nkunda, un Tutsi congolese di lingua ruandese, combattono contro l'esercito della Repubblica Democratica del Congo sostenuto da milizie locali (tra cui i Mai Mai). L'organizzazione di Nkunda, il Congrès National pour la Defence du Peuple (Cndp), cerca i famigerati Interhamwe, gruppi hutu responsabili del genocidio ruandese del 1994. Ma la posta in gioco è più alta, riguarda il controllo politico ed economico di una regione importante, estremamente ricca di risorse minerarie. C'è chi dice che potremmo essere allo soglie di una seconda guerra mondiale africana, dopo il conflitto che solo pochi anni fa, tra il 1998 e il 2003, aveva fatto in quest'area tra i quattro e i cinque milioni di vittime.