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Pubblicato su “La Stampa” del 20 marzo 2008 e su “La domenica della nonviolenza”, n. 156 del 23 marzo 2008

"Etichettando come nemici le autorità cinesi, potremmo pronunciare una ipocrita condanna della loro brutalità, ma non è così che si ottengono la pace e l'armonia". Risuonano tragicamente attuali queste parole che il Dalai Lama va ripetendo ormai da 50 anni - una delle occasioni più vicine a noi nello spazio e nel tempo è stata la sua conferenza a Milano nel dicembre scorso su "La pace interiore e la nonviolenza" - ma proprio per questo il poco che ci è dato di conoscere degli eventi di questi giorni in Tibet riveste una drammaticità estrema.

Autonomia per il Tibet, democrazia per la Cina!
Metti alla finestra la bandiera del Tibet!


Nel 1948, la Cina comunista occupò il Tibet. In sessant’anni, si stima che i tibetani uccisi dai cinesi siano stati oltre un  milione mentre il 90% del patrimonio artistico e architettonico, compresi circa seimila templi e monasteri, è andato distrutto.

Pubblicato su "INTERDEPENDENCE newsletter".

La pesante cappa di silenzio che dopo le Olimpiadi è scesa sul Paese delle Nevi sembra aver posto la questione tibetana al di fuori dell’agenda delle relazioni internazionali. Ci sono invece valide ragioni per vederla più che mai centrale negli scenari mondiali attuali. Vediamo perché.
L’elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti segna una svolta netta nel ciclo storico iniziato con la fine della contrapposizione bipolare.