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Ora che l’accusa di antisemitismo è divenuta una forma diffusa di violenza politica che censura il nostro linguaggio, potrebbe essere utile suggerire come il sionismo stesso sia in realtà antisemita. In quanto dispositivo coloniale occidentale, il sionismo espone il suo antisemitismo in modo più evidente nell’insistere sulla separazione dalle molteplici culture del suo passato ebraico, comprese le loro varie sistemazioni nell’Islam e nel mondo arabo. Si presenta solo in termini bianchi e occidentali, il che significa storicamente e politicamente per il resto del mondo, coloniale.

Il volto di madre
lo sguardo atterrito
intorno macerie
annerite dal fumo
che nasconde i contorni
di un paesaggio già noto, lo avvolge in
una sorta di nero
sudario
triste conferma del
presente, sicuro
presagio di un
uguale futuro.

Molto è stato detto sull’elezione di Trump alla Casa Bianca, non insisteremo perciò qui sulle diagnosi, più o meno allarmate, su quanto potrà accadere soprattutto a Gaza, dato lo stretto rapporto della famiglia Trump con Israele e Netanyahu: c’è il rischio di un incentivo al suicidio di Israele, come lo chiama Anna Foa, e di una sua ricaduta sul popolo ebraico della diaspora, come fanno presagire le violenze scatenatesi ad Amsterdam tra olandesi e tifosi ultras israeliani; né si può non essere atterriti al preannuncio trumpiano della deportazione di milioni di immigrati dagli Stati Uniti.

Carissimi Ebrei della Diaspora,

vi scriviamo per parteciparvi una duplice angoscia che cresce in noi a partire da quel 7 ottobre del 2023, quando un’efferata azione dei palestinesi di Hamas fece scempio di un gran numero di ebrei di Israele e di molti non israeliani sui bordi della “striscia” di Gaza.

Insieme al dolore per le vittime e alla esecrazione per la brutalità dell’aggressione, la prima di tali angosce ha tratto origine dalla percezione che le conseguenze di quella azione, con tutto il male che portava con sé, sarebbero ricadute sulla intera popolazione di Gaza e sul popolo palestinese in quanto tale, ovunque situato, nei territori colonizzati della Cisgiordania come nei Paesi vicini.

L’altra angoscia è sorta, ed è cresciuta nel tempo, dalla considerazione che le conseguenze della spietata ritorsione intrapresa dagli Ebrei delle Israel Defence Forces, con tutto il male che porta con sé, ricadranno sull’intero popolo ebraico, sia privando di ogni sicurezza, ad onta di ogni possibile difesa, i cittadini dello Stato di Israele, sia mettendo a repentaglio, con risultati imprevedibili, il popolo ebraico della Diaspora in quanto tale.