Il papa bisogna leggerlo. Per capire bene il tono e il senso di quanto dice. Il testo dell'intervista ricavata dal sito Logos
- Sergio Paronetto
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Care amiche e cari amici, come sempre, il papa bisogna leggerlo. Per capire bene il tono e il senso di quanto dice. Per denunciare il travisamento per ignoranza o mala fede del suo pensiero sim-bolico (cioè unitivo), laico e universale, sorprendente e innovativo, coraggioso e scomodo, realista e profetico a un tempo. Quanto dice mi sembra un sasso lanciato nello stagno dell'indifferenza, della pigrizia, del comodo dualismo argomentativo, del pensiero unico bellicista assurto a nuova religione in-civile.
Vogliono tornare al '39
- Chiesa di tutti Chiesa dei poveri, Raniero La Valle
- Categoria: Cultura di Pace
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In attesa che qualcuno la colga, alta sul mondo sventola la gloriosa bandiera bianca di Papa Francesco.
Se il Papa, rispondendo alla Televisione svizzera, avesse parlato solo del negoziato, come fa incessantemente da quando è scoppiata la guerra, presentandolo come un dovere morale, oltre che politico, nessuno lo sarebbe stato a sentire, perché ormai le parole di buon senso non si possono più nemmeno pronunciare in questo mondo (occidentale) a una sola dimensione (la guerra). Invece ha preso in carico la metafora offertagli dall’intervistatore, e ha parlato di bandiera bianca, e tutti si sono indignati, soprattutto quelli, come Biden e i nostri giornali, che alla guerra ci mandano gli altri.
La pedagogia della violenza
- Chiesa di tutti Chiesa dei poveri, Raniero La Valle
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Se c’era una cosa che nella spietata guerra di Gaza Israele doveva evitare. era di fornire un simbolo che per la sua forza evocativa fosse pari all’orrore suscitato dalla strage compiuta il 7 ottobre da Hamas al confine settentrionale della Striscia.
Questa colpì gli inermi civili e i giovani che partecipavano a un festival musicale nel kibbutz di Re’im, mentre l’ultimo attacco israeliano contro la folla nel Nord della Striscia ha colpito civili e giovani innocenti che mossi dalla disperazione cercavano di strappare qualche frammento degli aiuti umanitari per lenire la fame, ciò che ha provocato oltre 100 morti e 700 feriti.
Lettera scritta da una insegnante di Pisa presente alle cariche della polizia contro le ragazze e i ragazzi
- Insegnante del liceo artistico Russoli di Pisa
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Le ferite passano, le manganellate forse si dimenticano; le ossa e i muscoli si rimettono a posto. Soprattutto a 15 anni. Quello che non si dimentica è la paura e il sospetto. Di essere dalla parte sbagliata. Di essersi svegliati e di protestare nel modo e nel momento sbagliato.
Dobbiamo chiedere scusa ai nostri ragazzi. Non solo se siamo ministri dell’Interno, non solo se siamo questori o poliziotti; ma da insegnanti e da educatori e da genitori. Continuiamo a dire che sono apatici, che stanno sempre con la testa china sui social. E quando qualcuno la tira su, quella testa, si becca le manganellate. E si sente dare del maleducato, del non autorizzato. E allora di nuovo giù a guardare i video, a giocare a Fortnite. Che fa meno paura delle manganellate. Non siamo riusciti a proteggere i nostri studenti e i nostri figli da questo strano risveglio nella realtà. Li abbiamo lasciati soli.
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