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Vorrei partire, come spesso amo fare, dai fatti accaduti negli ultimi giorni.

Il primo, del 20 maggio scorso, è la presentazione del rapporto annuale dell'Istat, che ha compiuto ora novant'anni di vita. Questo rapporto ci racconta i dolori della situazione presente, con tutta la disperazione dei giovani, che sono arrivati a una disoccupazione del 25,7 per cento; però quest'anno ci racconta anche la storia di novant'anni da quando l'Istat ha cominciato a fare le statistiche, cioè a partire dai nati nel 1926.

L’attacco alla Costituzione partì già quasi all’indomani del suo varo. Il 2 agosto 1952 Guido Gonella, all’epoca segretario politico della Democrazia cristiana, chiedeva – in un pubblico comizio – di riformare la Costituzione italiana, entrata in vigore appena tre anni e mezzo prima, il 1 gennaio 1948. Si trattava di un discorso tenuto a Canazei, in Trentino, e la richiesta di riforma mirava – come egli si espresse – a «rafforzare l’autorità dello Stato», ad eliminare cioè quelle «disfunzioni della vita dello Stato che possono avere la loro radice nella stessa Costituzione». E concludeva, sprezzante: «la Costituzione non è il Corano!» (Il nuovo Corriere, Firenze, 3 agosto 1952).