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L’Alto Rappresentante della politica estera della UE, Federica Mogherini, sostenuta a spada tratta dal governo Renzi, da settimane sta premendo per ottenere dall’ONU il mandato per un’azione militare con lo scopo di distruggere i barconi degli scafisti nelle acque libiche e bloccare così l’esodo dei profughi. L’Italia sta brigando per essere capofila di questa coalizione militare che, con un’operazione navale e anche terrestre (così sostiene il Guardian) andrà a colpire gli scafisti.

Un vecchio amico giapponese, Haruhisa Kato, già professore all’Università Tôdai, mi ha scritto: «Ho visto le immagini della Francia intera in lutto. Ne sono rimasto sconvolto. A suo tempo ho molto amato gli album di Wolinski. Sono abbonato da sempre al Canard Enchaîné. Ogni settimana ho apprezzato le vignette del 'Beauf' [rozzo, ottuso] di Cabu. Ho sempre a fianco del mio tavolo di lavoro il suo album “Cabu et Paris”, che comprende schizzi ammirevoli di ragazze giapponesi, turiste raggianti sugli Champs-Elysées». Ma subito dopo, una riserva: «L’editoriale di Le Monde del 1° gennaio cominciava così: “Un mondo migliore? Questo suppone, in primo luogo, l’intensificazione della lotta contro lo ‘Stato islamico’ e la sua cieca barbarie”. Sono rimasto molto colpito dall’affermazione, abbastanza contraddittoria mi sembra, che per avere la pace bisogna passare per la guerra!».

La situazione attuale e il dibattito

Gran parte del dibattito sulle cause della crisi economica e politica in corso in Europa è stato fatto deragliare dai partecipanti dominanti. Da un lato troviamo l’Elite europea (che grosso modo è costituita dalla Commissione Europea, dai burocrati di Bruxelles, dalla Corte europea, dalla Banca Centrale Europa, dalla Presidenza del Consiglio dell’UE, dal Parlamento, e da un certo numero di corrispondenti dei mass media collocati a Bruxelles, think-tanks e colleghi europei) che in modo unitario perseguono l’idea che una più forte integrazione economica europea e maggiore centralizzazione del sistema politico sono necessari per far avanzare la cooperazione europea e, per questo, sono un “una buona cosa per l’Europa”. Quindi, questa Elite ha una sola risposta alla crisi in corso: più centralizzazione e ulteriore accelerazione della Marcia verso una struttura politica federale dell’UE; gli Stati Uniti d’Europa sono l’obiettivo ultimo. Questa narrazione può dimostrarsi fatale per il futuro d’Europa, perchè non è radicata nella percezione della vita quotidiana della maggior parte dei popoli europei.

Un interessantissimo articolo apparso sul Guardian di ieri mostra quanti muri (r)esistano ancora al giorno d’oggi.

In realtà, da quando il muro di Berlino è finalmente caduto quasi un quarto di secolo fa, anziché accorciarsi com’era auspicabile, la lista si è costantemente allungata. Basta visitare la mostra fotografica che è stata allestita proprio sull’ultimo pezzo rimasto (a mo’ di cimelio) del muro che un tempo divideva l’attuale capitale tedesca, e che raccoglie le potenti immagini dei vari muri e barriere che Kai Wiedenhöfer, fotografo berlinese, ha scattato negli ultimi sette anni in giro per il mondo, in posti difficili da raggiungere e pericolosi da visitare, quali Baghdad e Gaza.