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Interessante, e segno mirabile della strategia dei neofascisti, che l’identitarista, cattolico integralista, “pro-vita”, omofobo e amico dei nazisti, Fontana, centri il suo discorso da presidente della Camera su un elogio della “diversità”.

Proprio lui parla contro l’omologazione contro l’omologazione – lui che della lotta contro le diversità ha fatto una bandiera. Diversità ha sempre significato questo: scostamento da una norma – quanto ai comportamenti sociali, alle propensioni sessuali, a una presunta normalità di razza. Concettualmente, diversità significa negazione dell’identità. Diversità implica la Norma, e dalla Norma è sempre stata additata come Patologica.

Questioni terminologiche essenziali. Torno su un tema che mi sembra rilevante.

Continuo a non capire cosa significhi identificare un'area politica con il termine "progressismo", una definizione ottocentesca che individua nel "progresso" in quanto tale l'elemento del miglioramento delle condizioni di vita della società.

Per due anni la sanità è stata al centro del dibattito politico, la grande malata, incapace di rispondere con efficacia alla pandemia. Poi la politica l’ha cancellata dalla discussione elettorale. Eppure, la pandemia non è terminata e il Servizio Sanitario Nazionale sta boccheggiando: mancano decine di migliaia tra medici e infermieri, le liste d’attesa sono chilometriche e cresce il numero di cittadini senza il medico di famiglia.

Il 17 gennaio scorso è uscito il consueto rapporto di Oxfam sulle disuguaglianze e ha certificato che nel tempo della pandemia i 10 uomini più ricchi del pianeta hanno raddoppiato le proprie fortune, mentre l’esercito dei poveri si è ingrossato di 163 milioni di persone. La conclusione è che i 10 super-paperoni detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale.