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Una mattina di 25 anni or sono, il primo gennaio 1994, vedemmo apparire sullo schermo televisivo uno spettacolo insolito: un esercito indigeno, come spuntato dalle ombre della notte del nuovo anno, stava occupando la città di San Cristóbal.

“Care italiane, cari italiani, cari connazionali,

leggendo nei siti on line di gran parte dei quotidiani italiani ed ascoltando i report radiofonici e televisivi emessi dalla Rai e da altre catene, abbiamo purtroppo registrato che rispetto ai fatti venezuelani, vige una informazione a senso unico che rilancia esclusivamente le posizioni e le interpretazioni di una delle parti che si confrontano.

Abbiamo anche letto e ascoltato spesso che l’attenzione prestata alla situazione venezuelana viene giustificata per la presenza in Venezuela di una “consistente comunità italiana o di origine italiana” in sofferenza e che sembrerebbe essere accomunata in modo unanime alle posizioni dell’opposizione.

Caro amico e cara amica a cui invito questa mail

non è mia abitudine rivolgermi a te con una lettera collettiva ma questa volta ho un motivo che mi sta particolarmente a cuore e per il quale vi chiedo alcuni minuti di attenzione.

Invitarti a prendere conoscenza su una specifica delle tante, troppe situazioni di emergenza umanitaria può suscitare in te due interrogativi. Il primo è: perché questa fra le tante? Il secondo: e cosa posso fare io in questo caso?

Come valutare la sentenza di primo grado sul processo Condor a Roma? La Corte ha condannato all’ergastolo 8 ex alti ufficiali o presidenti in carica durante le dittature del Cono Sur per la morte e la scomparsa di cittadini italiani durante l’attività criminale del Plan Condor, la rete a guida Cia che serviva a liberarsi degli oppositori senza leggi né frontiere durante gli anni ’70 e ’80. Le assoluzioni sono state 19. Un documento declassificato dalla Cia e datato 23 giugno 1976 spiega la nascita del Condor, dopo una riunione che si svolse a Buenos Aires tra le intelligence dell’Argentina, del Cile, dell’Uruguay, del Paraguay e della Bolivia. Poi si aggiungeranno Brasile, Perù e Ecuador. L’Argentina, che conta 30.000 scomparsi, sarà l’epicentro del Condor.

due settimane nel Salvador devastato dalla violenza e da una criminalità organizzata che controlla intere zone del Paese;

due settimane sulle strade percorse da mons. Romero e da Marianella, sui luoghi del loro martirio e di quello di tanti altri, come Ignacio Ellacurìa e gli altri docenti dell’Università dei gesuiti, come padre Octavio Ortiz e i quattro giovani uccisi con lui, come padre Rutilio Grande e i due campesinos assassinati mentre lo accompagnavano ad una messa;

In questo scritto1 Escobar compatibilmente con il limitato spazio utilizzato, ricompone mirabilmente questo apparente caos in una .visione articolata acuta e intelligibile. La ventata di pensiero critico portata dall’EZLN, certamente alimentata da una minoranza precedente di pensatori sparsi qua e là nel continente, sta crescendo robustamente preparando i paradigmi per una transizione che sarà lunga e dolorosa ma inevitabile. Un testo, questo di Escobar, che apre squarci su questo mondo in movimento. Stimolo per intraprendere un percorso intellettuale affascinante e, soprattutto, ricco di speranza.

Aldo Zanchetta

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