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Da "Azione nonviolenta", marzo 2007 (disponibile anche nel sito www.nonviolenti.org), col titolo "Morire per i diamanti, rinascere per la pace", pubblicato su “Voci e Volti della nonviolenza”, n. 70 del 27 giugno 2007.

Arrendersi alla rabbia e al dolore sarebbe stato facile. Hindolo Pokawa ha visto i membri della sua famiglia massacrati. Ha visto vicini di casa mutilare altri vicini. Era spaventato, minacciato, si sentiva privo di potere e finì per fuggire dal suo paese, la Sierra Leone, nello Zimbabwe.
Aveva 18 anni, ed era convinto che un giorno sarebbe tornato per vendicarsi e predicare la guerra. Invece, sta per tornare a casa con l'intento di costruire percorsi di pace.
Oggi Hindolo Pokawa ha 30 anni, ed è un membro di Nonviolent Peaceforce, il gruppo che sta lavorando da qualche anno alla costruzione di una forza di pace internazionale impegnata nell'intervento nonviolento di "terza parte".

Onorevoli deputate e deputati, onorevoli senatrici e senatori,
questo appello, scritto nell'ora tragica in cui le vittime di guerra italiane dei due teatri di guerra Iraq e Afghanistan tornano in Italia per ricevere i funerali di Stato, cade anche nel momento in cui il nuovo Parlamento della Repubblica inizia i suoi lavori.
Vorremmo che fosse un nuovo inizio o meglio una svolta. Una decisa svolta in politica estera con scelte coraggiose per una vera politica di disarmo, per attuare con scelte concrete l'art. 11 della nostra Costituzione.
Poiche', secondo l'art. 11, non e' possibile usare la guerra come mezzo per risolvere le crisi internazionali, la prima scelta che si impone, che chiediamo al nuovo Parlamento, e' quella di interrompere le missioni militari in teatri di guerra e ritirare le truppe italiane dall'Iraq e dall'Afghanistan.
L'unica verita' della guerra sono le sue vittime.
Purtroppo in tanti ci accorgiamo di questa verita' solo quando le vittime sono i soldati italiani e fatichiamo a realizzare questa stessa verita' quando le vittime non le vediamo, sono "altre", anche se abbiamo saputo in modo indiretto che migliaia di persone sono state trucidate a Falluja, a Ramadi, torturate ad Abu Graib, bombardate nei villaggi afgani o saltate in aria e mutilate dalle clusters bombs sia in Afghanistan che in Iraq.
Ma se e' vero che l'unica verita' della guerra sono le sue vittime, se e' vero che in nome di questa verita' migliaia di persone sono scese in piazza con la bandiera arcobaleno nel nostro paese, reclamando una politica di pace, allora Vi chiediamo, facendo appello alla liberta' di coscienza, ed al rispetto dell'art. 11 della nostra Costituzione, di porre fine alla presenza militare italiana in Iraq e in Afghanistan, decidendo di non rifinanziare queste missioni di guerra.
Le missioni di pace devono tendere alla pacificazione e alla ricostruzione, pertanto dovrebbero essere senza armi, a nostro parere, senza eserciti, fondate sulla cooperazione con gli altri popoli, sulla diplomazia, sul dialogo e la solidarieta'. L'intero sistema di intervento va ripensato all'insegna di una nuova politica estera.
Ma per l'immediato, per salvare vite umane, per interrompere la spirale di morte, per operare una pressione internazionale che provochi la fine delle occupazioni militari, chiediamo che il Parlamento italiano dia un segnale forte di discontinuita', immediatamente e senza ambiguita'.
Il nostro saluto sia con le parole di Gandhi: "Non c'e' una strada che porta alla pace, la pace e' la strada".

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Primi firmatari: Luigi Ciotti, Tonio Dell'Olio, Gino Strada, Alex Zanotelli.

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I primi firmatari di questo appello sollecitano l'adesione di tutte le
persone e le associazioni che si sentono impegnate per la pace e la difesa dell'art. 11 della Costituzione per rendere visibile l'ampia unita' del popolo della pace.
Le adesioni si raccolgono inviando una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

(Fonte: "la nonviolenza è in cammino", n. 1318 del 6 giugno 2006)

Leggo su "il Messaggero" del 4 giugno 2006 un articolo di Fabrizio Rizzi a colloquio con il presidente del Consiglio dopo le polemiche sul 2 giugno.
Nell'articolo trovo scritto: "'Non capisco perché la pace e gli uomini in divisa non debbano andare d'accordo'. Il premier, Romano Prodi, risponde così, in un colloquio con 'Il Messaggero', alle critiche del fronte pacifista seguite alla parata militare del 2 Giugno ai Fori imperiali. Il Professore trascorre un week-end in famiglia, è sereno, ha il tono pacato.
"Questi uomini che hanno sfilato sono quelli che difendono e tutelano la pace. Non c'è alcuna contraddizione sul valore della pace e della libertà di tutti. Questo è quanto pensa il governo che così interpreta in maniera autentica lo spirito dell'articolo 11 della Costituzione. La pace è il fondamento della nostra Carta. Ed è l'obiettivo primario per l'Italia. Sono proprio gli uomini in divisa, che ne sono custodi, a vegliare su di essa in Italia e all'estero".

(Caserta)- Importantissimo riconoscimento per la cantautrice casertana

Articolo del giornalista “Enzo Martino” (che si ringrazia) de: Il Giornale di Caserta

Agnese Ginocchio premiata dall'Unicef per il suo impegno di cantautrice per la Pace. E' stata direttamente la presidente Unicef Campania nonchè vice Presidente nazionale, dott.ssa Margherita Dini Ciacci, a premiare l'Artista presso l'Università Parthenope in Napoli, alla presenza del dott. Gilberto Marselli (vedi foto), coordinatore dei corsi universitari Parthenope . L' Unicef organizzazione non governativa delle nazioni unite per la tutela dei diritti dell' infanzia ha così voluto premiare la Ginocchio in merito al suo impegno per la Pace, con la medaglia d'oro Unicef Italia e pergamena diploma. La Dini Ciacci, grata alla cantautrice per l' apporto del suo prezioso contributo di Pace alla manifestazione di solidarietà: "Acqua in Angola" ha così spiegato la motivazione del premio: " Perchè nonostante i difficili tempi che viviamo, anche se siamo in pochi, Tu non possa mai stancarti, ma continuare ad essere ‘Voce’ che canta e si impegna ogni giorno per la difesa della Pace! Auguri alla cantautrice della Pace e Grazie!". La Ginocchio dal canto suo nel ringraziarla ha voluto dedicare questo premio a tutte quelle persone vicine e lontane, che la sostengono in questo cammino non facile come appunto quello della Pace e ai tanti uomini, donne ed in particolare ai bambini invisibili i cui diritti vengono continuamente calpestati. “Per loro- ha spiegato - noi dobbiamo essere Voce di condanna che grida contro le ingiustizie, per scuotere l'imperante indifferenza dei potenti che non ascoltano il grido dei poveri. Ma è necessario che anche noi società civile ci muoviamo per mettere fine una volta per tutte a questi scandali!”

Coordinamento Provinciale per la Pace
Documento - appello,

prime sottoscrizioni: Accademia Apuana della Pace, ARCI Carrara Lunigiana, ATTAC, CGIL Massa Carrara, Democratici di Sinistra di Massa, Partito della Rifondazione Comunista di Massa Carrara, PuntoRosso Carrara

Chiunque voglia sottoscrivere l’appello e partecipare ai lavori del Coordinamento è pregato di inviare una mail a:
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Noi, associazioni, sindacati, forze politiche, singole e singoli cittadini, che ci sentiamo impegnati a costruire un mondo basato sulla giustizia e sulla solidarietà, che ripudiamo il terrorismo e la guerra come strumenti per risolvere le contese tra gli uomini, i popoli e gli stati, avvertiamo l’urgenza e la necessità di tornare a costruire, attraverso tappe condivise, una mobilitazione, la più ampia e duratura possibile, capace di lanciare la propria sfida contro la guerra senza se e senza ma.
L’Iraq e l’Afghanistan, in cui ancora si susseguono le stragi e gli attentati, ed il quotidiano numero di vittime civili non accenna a diminuire, mostrano fino in fondo il fallimento della folle logica della guerra preventiva ed unilaterale portata avanti dall’amministrazione Bush col sostegno dei governi inglese, italiano e spagnolo di Blair, Berlusconi ed Aznar.


Nonostante i costi incommensurabili per le perdite in vite umane, innanzitutto, per la distruzione di infrastrutture, per i disastri ecologici, per i danni inquantificabili a patrimoni storici e culturali che appartengono all’intera umanità, nonostante il dispiegamento di risorse finanziarie senza precedenti al servizio della guerra al terrorismo, solo il terrore è cresciuto nel nostro mondo, che cammina sempre più pericolosamente sul crinale dello scontro fra civiltà.


Malgrado tutto questo, la logica sciagurata della guerra preventiva ha trovato nel governo israeliano un convinto interprete. L’aggressione militare portata avanti per 34 giorni da Israele contro uno stato sovrano, il Libano, con un uso spropositato della forza, non può trovare giustificazione negli attacchi degli hezbollah e nel rapimento di due militari israeliani. Essa è avvenuta in piena violazione del diritto internazionale ed ha prodotto migliaia di vittime civili, fra cui tantissimi bambini, oltre un milione di sfollati dai paesi e dalle città rase al suolo, la distruzione sistematica delle infrastrutture, strade e ponti. Non sono stati risparmiati dai bombardamenti israeliani né i convogli umanitari né gli osservatori ONU. Ed il tragico conto delle vittime è destinato a continuare per la quantità di ordigni inesplosi di cui è disseminato oggi il suolo libanese.

L’ONU ha assistito impotente di fronte a questo ennesimo massacro per ben 34 giorni, prima di intervenire con la risoluzione 1701.
Finalmente la comunità internazionale, con la diplomazia e la politica, ha raggiunto l’obiettivo, minimo quanto fondamentale, del cessate il fuoco, aprendo un flebile spiraglio alla pace.

Oggi i militari italiani sono in Libano nell’ambito della missione di interposizione sotto egida ONU.
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