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Caro direttore,

ho 44 anni e faccio con passione l'insegnante pendolare da 13. Insegno Latino, Greco e materie letterarie nei licei classici della provincia di Napoli, e poche volte ho lavorato a meno di 25 chilometri da casa. Sono laureata e abilitata con il massimo dei voti e ho conseguito un dottorato di ricerca in Filologia. Sono iscritta in graduatorie che per legge sono provinciali, non nazionali, e ho pieno titolo all'assunzione. 

Così rispose un allievo di don Lorenzo Milani ad alcuni borghesi. Da ricordare, per non finire nei nuovi letamai

di Mario Pancera

Un giorno di tanti anni fa, arrivarono a Barbiana alcuni conoscenti di don Lorenzo Milani, i quali parlarono con i suoi giovanissimi allievi. Barbiana è, come ormai tutti sanno, la frazione di Vicchio nel Mugello, dove don Milani fu mandato dai suoi superiori alla fine del 1954: era una evidente punizione, ma quel luogo sperduto è diventato, per merito suo, un esempio d’importanza culturale e sociale senza confini. Oggi si parla tranquillamente di “scuola di Barbiana” e tutti sanno che indica una rivoluzione.
I conoscenti di don Milani – tutti bravi borghesi istruiti - domandarono ai ragazzi che cosa fosse  per loro la scuola. Uno di essi rispose: «Sarà sempre meglio della merda». Don Milani spiegò poi che il ragazzo, prima di essere mandato da lui, doveva «sconcimare la stalla a trentasei mucche». Non ricordo l’anno di questo incontro, ma ricordo bene le frasi. Gli ascoltatori erano intellettuali, che volevano conoscere «i segreti» dell’insegnamento milaniano, e immagino come siano rimasti.

«I poveri non possono aspettare». Il «metodo don Milani» in un doposcuola gratuito per studenti italiani e stranieri

Mario Pancera


Alle 6 del mattino, Hassan si alza, si prepara e corre a prendere l’autobus, poi la metropolitana, poi un altro autobus: parte da un paese della periferia est di Milano per arrivare a un altro paese oltre la periferia sud. Deve essere in classe alle 8,00. Casa e scuola. E al primo pomeriggio, ritorno. È africano, frequenta un istituto tecnico. Ha diciotto anni, fa la quarta superiore. Da cinque anni vive da solo in Italia, in casa di parenti. Nel pomeriggio, quando può, frequenta un doposcuola tenuto da un gruppo di volontari, in un edificio in cui si trovavano tristi aule vuote e, adesso, al pomeriggio sono piene di ragazzi.

Al Presidente del CCL triennale di Scienze per la Pace

Al Presidente del CCL magistrale di Scienze per la Pace

Dopo l’ultimo CCl del 7 febbraio scorso ho preso la seguente decisione, che solo per le insistenze degli studenti ho rimandato. Con la presente rassegno le dimissioni dal mio incarico di insegnamento della triennale; non da quello della magistrale, ma solo perché da mesi ne ho già firmato il contratto.

Signor ministro,

mi piacerebbe che questa mail arrivasse fino a Lei e non ad uno dei suoi segretari o membri del suo staff, per poterLe trasmettere, con le mie parole, tutta l'indignazione che provo per le Sue ultime dichiarazioni e per i provvedimenti che il Suo governo intende prendere riguardo alla scuola.

Qualche mese fa, parlando con una collega con cui ho condiviso molto battaglie, diciamo di sinistra – anche se non è più molto chiaro che cosa voglia dire – è venuto fuori che il suo lavoro a scuola mirava a preparare ragazze e ragazzi per un mondo fondato sulla meritocrazia. Quello era il suo orizzonte di valore. E io sono rimasto sorpreso.

La richiesta della VII Commissione della Camera affinché nelle future modalità di finanziamento delle scuole "si tenga conto, nell'erogazione dei finanziamenti, dei risultati ottenuti" è un gravissimo errore, una soluzione che, se venisse accolta, avrebbe conseguenze devastanti.