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Gli amici non capiscono la mia acrimonia verso Renzi, alcuni mi rimproverano un pessimismo preconcetto per cui mi invitano a dargli tempo, a metterlo alla prova, che è poi la richiesta che fa lui. Sono tutti amici cui voglio molto bene, non respingo i richiami, provo anzi a spiegarmi.

Nell’incontro del prossimo 23 giugno con il costituzionalista Gaetano Azzariti e con il senatore Walter Tocci parleremo, oltre che di Riforme costituzionali, di “qualità della democrazia”.

Non è questione di contorno. E’ il centro del problema. Calamandrei definì la Costituzione del 1948 “la rivoluzione promessa”. Dopo due decenni di dittatura fascista, “regime reazionario di massa”- così la definì nel 1933 con acuto occhio storico Palmiro Togliatti, che già vedeva il “consenso attivo” che il fascismo aveva – venne disegnata dai Costituenti, quasi tutti donne e uomini antifascisti, una Repubblica democratica. 

Gli ultimi fatti di cronaca legata ai fenomeni di corruzione nelle grandi opere, oltre alla valutazione sulla reale necessità delle stesse, pone sicuramente, con forza, interrogativi e sfide.

Generalmente le forze politiche, basta rileggere i proclami, anche recenti, dei maggiori leaders di partito e movimenti, hanno ridotto l'etica della politica semplicemente al non rubare, al non corrompere o essere corrotti.