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C'è stato un tempo in cui “nostra patria” si è costruita con il Coraggio.

Senza Coraggio saremmo ancora fascisti. Lo dico ancora: senza Coraggio saremmo ancora fascisti.

C'è stato un tempo in cui la gioventù andò sui monti a far la guerra ai nazisti e ai fascisti. Il Coraggio di chi versò quel sangue, uomini e donne, è la vera nostra Costituzione. L'Italia repubblicana esiste perché il suo popolo si ribellò con Coraggio.

Anche questo aprile la destra ha ripetuto la sua vulgata, il giudizio negativo sui partigiani, la resistenza e l’antifascismo. Le uscite polemiche e strumentali di alcuni politici, come quella di abolire il 25 aprile, non preoccupano per i contenuti perché rivelano scopertamente un  fine demagogico ed  elettorale, ma preoccupa di più la tendenza fascistoide che penetra tra i giovani, anche tra i non militanti di associazioni o partiti di destra.

Leggo che nei resoconti della manifestazione di sabato si parla di guerriglia. Ora, la parola guerriglia significa conflitto armato fatto di assalti a sorpresa o imboscate. Cosa di cui non c’è stata traccia, sabato. Nessuna arma, nessuna imboscata. Solo uova e pomodori lanciati, che non hanno peraltro colpito nessuno. Perché dare dunque l’impressione di qualcosa che non c’è stato? A chi serve? A cosa serve?

E ora che c’è stato il riconoscimento che alla Diaz fu tortura, attendiamo che lo stesso riconoscimento avvenga per Bolzaneto. I fatti di Genova, nonostante i quattordici anni passati, non si potranno dire conclusi fino a quando all’Italia non arriverà una medesima condanna per quel che accadde dal 20 al 23 luglio del 2001 nella caserma del massacro.

Per chi non la conoscesse, basterebbe dire che Nadia Urbinati, riminese, è titolare della prestigiosa cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. O che nel 2008 è stata insignita del titolo di Commendatore al merito della Repubblica Italiana, per aver «dato un significativo contributo all’approfondimento del pensiero democratico e alla promozione di scritti di tradizione liberale e democratica italiana all’estero». Pochi, meglio di lei, insomma, possono offrirci gli strumenti per leggere in filigrana quel che sta accadendo in questi difficile fase della storia dell’Italia che, sperando sia passeggera, continuiamo a definire crisi. E che più passa il tempo, più genera frustrazione, disillusione, rabbia.