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E ora che c’è stato il riconoscimento che alla Diaz fu tortura, attendiamo che lo stesso riconoscimento avvenga per Bolzaneto. I fatti di Genova, nonostante i quattordici anni passati, non si potranno dire conclusi fino a quando all’Italia non arriverà una medesima condanna per quel che accadde dal 20 al 23 luglio del 2001 nella caserma del massacro.

Per chi non la conoscesse, basterebbe dire che Nadia Urbinati, riminese, è titolare della prestigiosa cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York. O che nel 2008 è stata insignita del titolo di Commendatore al merito della Repubblica Italiana, per aver «dato un significativo contributo all’approfondimento del pensiero democratico e alla promozione di scritti di tradizione liberale e democratica italiana all’estero». Pochi, meglio di lei, insomma, possono offrirci gli strumenti per leggere in filigrana quel che sta accadendo in questi difficile fase della storia dell’Italia che, sperando sia passeggera, continuiamo a definire crisi. E che più passa il tempo, più genera frustrazione, disillusione, rabbia.

Ho letto che il limite del civismo sarebbe la sua deriva nel localismo che impedisce una politica di ampio respiro necessaria alla soluzione di problemi che non sono più particolari, ma interconnessi.

Gli amici non capiscono la mia acrimonia verso Renzi, alcuni mi rimproverano un pessimismo preconcetto per cui mi invitano a dargli tempo, a metterlo alla prova, che è poi la richiesta che fa lui. Sono tutti amici cui voglio molto bene, non respingo i richiami, provo anzi a spiegarmi.

Nell’incontro del prossimo 23 giugno con il costituzionalista Gaetano Azzariti e con il senatore Walter Tocci parleremo, oltre che di Riforme costituzionali, di “qualità della democrazia”.

Non è questione di contorno. E’ il centro del problema. Calamandrei definì la Costituzione del 1948 “la rivoluzione promessa”. Dopo due decenni di dittatura fascista, “regime reazionario di massa”- così la definì nel 1933 con acuto occhio storico Palmiro Togliatti, che già vedeva il “consenso attivo” che il fascismo aveva – venne disegnata dai Costituenti, quasi tutti donne e uomini antifascisti, una Repubblica democratica.