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Sul Tirreno leggo sempre con attenzione gli editoriali dei professori pisani Iacono e Volpi, e raffrontandoli rilevo che rappresentano davvero due diversi tipi di cultura.
Iacono ha sempre grandi sogni e forte indignazione, sui quali sono sempre completamente d’accordo, ma produce tautologie. Cioè se piove è di quelli che asseriscono che probabilmente non c’ il sole. Se parla del barile di petrolio questo diventa una figura mitica, tipo la botte di Diogene o quella di Attilio Regolo

Devo ammettere la mia ignoranza ancor prima di cominciare: non so, non ho capito, di che si occupi esattamente il dicastero dello Sviluppo Economico. Oltre che ignorante sono ingenua; pensavo, infatti, che un Ministro dello Sviluppo Economico potesse rilasciare dichiarazioni pubbliche su, mettiamo, la disoccupazione nel suo paese (oltre due milioni di italiani, percentuale in crescita, dati Istat), oppure sul debito pubblico (a gennaio era aumentato sino a toccare il 115,8% ed ammontava a 1.761,191 miliardi di euro, sempre dati Istat: adesso siamo a novembre, non oso pensarci).

Nonostante le polemiche, alcune giustificate, che hanno accompagnato e seguito l'appello "Se non ora, quando?", il successo delle manifestazioni di domenica scorsa, strepitoso quanto inaspettato, segnala che qualcosa è cambiato negli umori del Paese. Come spesso accade, sono state delle donne a cogliere e a dar voce a questi umori. Per meglio dire, sono, siamo le moltissime scese in piazza ad aver avuto il coraggio di sfidare lo stato depressivo in cui sembrava versare anche la parte migliore della società italiana. È stato un colpo d'indignazione, d'orgoglio ma anche d'immaginazione: senza la quale nessuna politica degna di questo nome può realizzarsi.