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L’attacco globale del ricco contro i poveri è sostenuto dall’ignoranza dei loro figli
di Mario Pancera

I ricchi oggi si chiamano imprenditori, industriali, banchieri, uomini dell’alta finanza: torniamo a chiamarli ricchi. I poveri si chiamano indigenti, bisognosi e via dicendo: torniamo a chiamarli poveri. I miserabili vengono chiamati clochard, senzatetto e simili: torniamo a chiamarli miserabili. Ricordiamo semplicemente, senza gli stravolgimenti dei politici e di tutti coloro che sono interessati alla confusione, che il lavoro produce il capitale, mentre non sempre il capitale produce lavoro: a volte vi contribuisce, a volte invece lo distrugge, provoca discordie, sommovimenti e crisi sociali. Il capitale è nelle mani dei ricchi, il lavoro è nelle mani dei poveri.

I giovani liceali e universitari che oggi hanno manifestato a Roma per contrastare la cosiddetta "riforma Gelmini", hanno offerto una bella lezione di pratiche nonviolente. Bravi davvero.
La zona rossa del centro cittadino era presidiata dalla polizia, il  salotto buono di Roma blindato e deserto, mentre loro sono andati a sfilare nelle periferie, lungo le tangenziali, lontani dai luoghi del potere, e hanno ricevuto gli applausi dei passanti (chissà se sono consapevoli di aver dato corpo alla visione capitiniana: "perché da una periferia onesta, pulita, nonviolenta, avverrà la resurrezione del mondo").

"Roberto ti scrivo perchè ti stimo ma questa volta ti sbagli. I numeri e le immagini mi sembrano chiare e non equivocabili, la logica dei buoni e dei cattivi questa volta regge poco." E’ stato uno dei commenti di dissenso in calce alla lettera di Saviano sul sito di Repubblica. Questo movimento no  ci sta a farsi dividere in buoni e cattivi. Saviano - a cui riconosco, come persona e come scrittore, grandi meriti, e l’ho scritto più di una volta - stavolta ha mancato il colpo, e lo ha mancato parecchio.

Carissimi lettori di questa mail list,
vi scrivo per rassicurarvi che la pace sociale è definitivamente sancita. Sull'asse Roma, Rimini, Torino, Detroit inizia una stagione di progresso e competitività che porterà il nostro paese verso i fasti di un nuovo miracolo economico.
La presa di coscienza da parte di tutti che il conflitto tra le classi è ormai uno strumento obsoleto di regolazione sociale sancirà una rinascita democratica della società, società che verrà lasciata finalmente libera da una burocrazia di uno stato che ha creato una cappa alla libera realizzazione di ognuno di noi.

Vivere in un ambiente tossico, inquinato, devastato, non giova com'è ovvio nè alla salute del corpo nè alla salute della mente (distinguo i piani per comodità, ma lo stare bene di un essere vivente è in sostanza l'armonia dell'interazione fra essi). L'Italia di oggi è in senso metaforico e reale una gigantesca discarica di rifiuti nocivi: sono tossiche le relazioni sociali e quelle fra i generi, sono estremamente tossici i media e le loro "notizie".

Sono le due facce di una stessa medaglia. Di quella medaglia macchiata di rosso sangue che tentiamo di ripulire con meridionale orgoglio e ribelle dignità. Di quella medaglia intrisa di lotta e resistenza, di sudore e annegamenti, di fatica e disumane pratiche, di malaffare e mafiosità, di riscatto e disubbidienza. Di accoglienza e solidale generosità. Di sacrifici e di speranze.