Sei organizzazioni palestinesi nella lista delle associazioni terroristiche: rifiutiamo la criminalizzazione di chi difende i diritti umani e chiediamo verita` e giustizia
- coalizione italiana AssisiPaceGiusta
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Sei organizzazioni palestinesi nella lista delle associazioni terroristiche: rifiutiamo la criminalizzazione di chi difende i diritti umani e chiediamo verità e giustizia
La coalizione italiana AssisiPaceGiusta, che rappresenta un ampio arco di associazioni, reti e sindacati della società civile italiana, il cui obiettivo è il riconoscimento dello stato di Palestina, come pre-condizione per la costruzione della pace giusta tra le due comunità ed impegnata per la difesa dei diritti umani, contro ogni forma di violenza, guerra e terrorismo, esprime forte preoccupazione ed allarme per la recente decisione del Ministero della Difesa israeliano Benny Gantz, successivamente ratificata dal Comando militare israeliano in forza in Cisgiordania, di designare come “terroriste”, sei organizzazioni della società civile palestinese:
Escalation nella Striscia di Gaza, Cisgiordania e Israele: Flash n. 6 del 16 maggio 2021 (a partire dalle 12:00)
- OCHA Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari dei Territori Occupati Palestinesi
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Le ostilità tra le forze israeliane e i gruppi armati a Gaza sono continuate e stanno provocando un aumento delle vittime. Tra il 10 maggio e le 12:00 del 16 maggio, 174 palestinesi sono stati uccisi a Gaza e 1.221 feriti, secondo il Ministero della Salute (MoH) a Gaza.
Le ostilità hanno anche provocato un significativo ulteriore sfollamento di palestinesi, con oltre 38.000 sfollati interni (IDP) che cercano protezione in 48 scuole dell'UNRWA in tutta Gaza. Oltre 2.500 persone sono rimaste senza casa a causa della distruzione delle loro case.
Lettera firmata da 60 studenti israeliani nel gennaio 2021
- Gruppo di studenti israeliani
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"Siamo un gruppo di diciottenni israeliani a un bivio. Lo stato israeliano chiede la nostra coscrizione nell’esercito. Si presume una forza di difesa che dovrebbe salvaguardare l’esistenza dello Stato di Israele. In realtà, l’obiettivo dell’esercito israeliano non è difendersi da forze armate ostili, ma esercitare il controllo su una popolazione civile. In altre parole, la nostra coscrizione all’esercito israeliano ha un contesto politico e molte implicazioni. Ha implicazioni, in primo luogo, sulla vita del popolo palestinese che ha vissuto sotto l’occupazione violenta per 72 anni. In effetti, la politica sionista di brutale violenza ed espulsione dei palestinesi dalle loro case e dalle loro terre è iniziata nel 1948 e da allora non si è più fermata. L’occupazione sta anche avvelenando la società israeliana: è violenta, militarista, oppressiva e sciovinista. È nostro dovere opporci a questa realtà distruttiva unendo le nostre lotte e rifiutando di servire questi sistemi violenti, primo fra tutti quello militare. Il nostro rifiuto di arruolarci nell’esercito non significa voltare le spalle alla società israeliana. Al contrario, il nostro rifiuto è un’assunzione di responsabilità delle nostre azioni e delle loro ripercussioni.
La terra santa sta brucia! Vi prego fermate questo inferno
- Padre Ibrahim Faltas
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Da quando sono iniziati gli scontri a Gerusalemme, alla porta di Damasco e alla spianata delle moschee, la protesta e la violenza si e’ scatenata, tra la popolazione, sino ad avere piu’ di 200 focolai di rivolta tra citta’ e villaggi in tutto il Paese. Stiamo assistendo inermi, ad una violenza uomo contro uomo inaudita, una violenza che sta esplodendo con tutta la rabbia da entrambi le parti, giovani israeliani e giovani arabi, forse ereditata dal grande fallimento delle risoluzioni applicate nel 1967, e dall’indifferenza della comunita’ internazionale di trovare una soluzione per il conflitto tra Israele e Palestina, che sembra ormai arrivato ad un tragico bivio: siamo sull’orlo di una guerra civile.
Il divieto di uccidere è il minimo della dignità umana
- Enrico Peyretti
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«Se qualsiasi altro Paese facesse un decimo di quello che fa Israele, andrebbero a bombardarlo. La complicità della politica e dei media italiani davanti al massacro dei palestinesi, a sostegno dei circoli filo-israeliani scesi in piazza ieri, è semplicemente vergognosa. Al fianco del popolo palestinese in lotta contro l'occupazione».
Siamo un gruppo di giovani ebree ed ebrei italiani. In questo momento drammatico e di escalation della violenza sentiamo il bisogno di prendere la parola e dire #NotInOurNames, unendoci ai nostri compagni e compagne attivisti in Israele e Palestina e al resto delle comunità ebraiche della diaspora che stanno facendo lo stesso. Abbiamo già preso posizione come gruppo quest’estate condannando il piano di annessione dei territori della Cisgiordania da parte del governo israeliano e il nostro percorso prosegue nella sua formazione e autodefinizione.
Alla Comunità Palestinese in Italia Caro Youssef, a seguito di una attenta valutazione tra le nostre reti e le organizzazioni associate, abbiamo deciso di aderire all'appello che avete promosso contro l'annessione dei territori da parte del governo di Israele e per il pieno riconoscimento dello stato di Palestina.
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#NOTINOURNAMES: una presa di posizione di giovani ebree ed ebrei italiani
Adesione di Per la Rete della Pace e Rete Italiana Disarmo all'appello promosso dalla Comunità Palestinese in Italia contro l'annessione dei territori da parte del governo di Israele