Israele non è una democrazia
- Michael Sfard
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Una democrazia non nega i diritti civili a milioni di persone, non saccheggia la loro terra e le loro risorse, non toglie loro l’indipendenza e la possibilità di scegliersi il futuro.
Mi ricordo il 21° anno dall’inizio dell’occupazione, NdT. Ero alla scuola superiore. Era scoppiata la prima intifada e la televisione era piena di immagini di giovani ammanettati e bendati. La Linea Verde, il confine del paese prima del 1967, che era stato cancellato dalle mappe che si usavano per insegnarci geografia ed educazione civica, era illuminato dalle fiamme dei copertoni incendiati lungo il suo percorso. A quel punto cominciò a farsi strada in me una semplice intuizione: dove c’è occupazione c’è un popolo occupato.
Stop alla demolizione della Scuola di Gomme in Palestina! #dirittoallostudio
- ComboniFem - Redazione Newsletter Suore Comboniane
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Un’incognita che pesa come un macigno.
È l’ordine di demolizione che dal 19 febbraio grava sulle 42 baracche del villaggio beduino di Khan Al Ahmer e sulla suo “scuola di gomme”, costruita nel 2009 senza fondamenta proprio per prevenirne la demolizione.
La Corte Suprema di Gerusalemme ha rinviato al 2 marzo la sentenza, che doveva essere eseguita il 23 febbraio.
Nel numero di Combonifem di ottobre, tra i Fatti per sperare, raccontiamo dell’impresa della Barca delle donne per Gaza (Women’s boat to Gaza), un’imbarcazione a vela composta da un equipaggio esclusivamente femminile, partita a settembre per rompere il blocco imposto alla Striscia di Gaza, portare un messaggio di solidarietà e infrangere il silenzio sulla questione palestinese.
Il premier israeliano Netanyahu due giorni fa ha accusato il Segretario generale dell'Onu di «incoraggiare il terrorismo» solo perchè aveva spiegato che qualsiasi popolo oppresso reagisce all'occupazione. Nessuno ha preso le difese di Ban Ki-moon. Si aggrava nel frattempo la frattura tra Israele e l'Ue sui progetti europei nell'Area C della Cisgiordania.
Pubblichiamo la postfazione di Anna Delfina Arcostanzo al libro “Gaza e l'industria israeliana della violenza” di Enrico Bartolomei, Diana Carminati, Alfredo Tradardi – edizione Derive Approdi, come contributo significativo a riflettere sul nostro approccio alle questioni geopolitiche. Attraverso la nebbia del senso di superiorità, della propaganda dei media, dell’istigazione, della disattenzione, del lavaggio del cervello e della vittimizzazione degli ultimi giorni, ritorna pienamente d’attualità la semplice domanda: chi ha ragione?
A 3 settimane dal voto la tensione sale. Le opposizioni accusano il presidente di alimentare una strategia della tensione per riconquistare la maggioranza assoluta.
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Barca delle donne per Gaza
Nessuno in difesa di Ban Ki-moon
Disinformazione e bisogno di una nuova narrazione geopolitica: l'analisi riflessiva
Persino Gandhi capirebbe la violenza palestinese
Erdogan, le elezioni, i curdi e la Siria: i quattro nodi per capire la Turchia