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Tratto da “La nonviolenza è in cammino” - Numero 1247 del 27 marzo 2006
[Ringraziamo G. Di Rienzo (per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) per averci messo a disposizione nella sua traduzione la seguente intervista di "Irin news" ad Haifa Abu Ghazaleh, direttrice dell'Ufficio regionale per gli stati arabi di Unifem]

Care amiche e amici di Lucha y Siesta

è arrivato il momento di dimostrare tutta la forza della grande comunità che sostiene la casa delle donne autogestita di Via Lucio Sestio 10 affinché non torni ad essere un palazzo vuoto da vendere ai privati. Una casa di accoglienza per donne che escono dalla violenza e un centro di aggregazione culturale sui temi legati alla questione di genere rischia di chiudere.

C’è una guerra sociale, culturale ma anche fisica perennemente in azione. E’ quella contro i non appartenenti al genere maschile e virile. Perché in Italia, per i detentori del potere mediatico, politico, culturale e sociale si può essere giustificati e apprezzati se bancarottiere, mafiosi, colletti bianchi, persino terroristi se animati da certe ideologie e propagande.

25 Novembre: "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le Donne."

"Non è normale che sia normale" che spesso e volentieri prima di accedere a lavoro una Donna deve sottoscrivere un foglio di dimissioni in bianco - riempito dal datore di lavoro in caso di maternità.

Un giorno, ho chiamato Rosetta Stella (se non la conoscete, chiedete di lei) e le ho detto: scendi in strada, vendi quello che hai, comprati una spada e andiamo. Era il nostro stile, un pò biblico, adesso lei è morta (era nel suo stile farci delle sorprese) ma, se fosse viva, tornerei a dirglielo.

Commemorazione. Ricordare. Allora mi vengono in mente quelle donne che vanno a lavoro fino al settimo mese di gravidanza, quelle che nei loro luoghi di lavoro non possono andare al bagno, che fanno straordinari e lavorano fino a tardi durante le festività.

Quelle che, con la scusa del progresso, non hanno nemmeno tempo per l’amore.

Quelle come me, che fanno un lavoro di cura ma non si identificano con esso. Perché non è ne per vocazione, ne per natura che svolgo questo ruolo. Ho colleghi uomini che svolgono le mie stesse mansioni con la medesima gentilezza, cura, amore. Perché gli uomini non sono tutte bestie e le donne non sono solo vittime da salvare.

Non spazziamo per terra per natura. In quale elevata teoria antropologica?