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Di recente l'allegro Pinocchio che abbiamo come capo del governo ha presenziato ad una cerimonia in cui si premiavano degli studenti universitari. Non mi interessa in modo particolare seguire i suoi spostamenti, ma il fatto era riportato in tre quotidiani italiani come se si trattasse di tre notizie diverse.

Le bombe, un tram, una piazza e il cardinale di Milano. Padre nostro, dove sei?

di Mario Pancera

Mentre gli africani si bombardano tra loro e i politici occidentali contribuiscono a questa nuova carneficina mediterranea (ma i cattolici dove sono andati a finire? ci sarà un documento cattolico ufficiale contro questi bombardamenti?), un giovane immigrato di colore è seduto sotto il piccolo monumento a Cesare Correnti (1815-1888) in un verde giardinetto triangolare all’incrocio di alcune vie di gran traffico, maestosamente chiamato «Piazza della Resistenza partigiana», tra Porta Genova e piazza Duomo, a Milano. Forse è stanco o ha fame o aspetta un lavoro. A pochi passi si incontrano le piazze dedicate a S. Agostino e a S. Ambrogio, due immigrati anche loro, e il primo oggi sarebbe addirittura un pericoloso clandestino.

Parlo da storico precario, nel senso che ho passione per la storia ma senza titoli,  però mi sento di poterlo fare quando leggo la superficialità con la quale storici rinomati trattano del Risorgimento, per cui Gioberti, che voleva un insieme di stati sotto la guida del Papato, è definito un alfiere del federalismo.

Cara Italia che festeggi il tuo 150° compleanno alle soglie della primavera, ho ancora negli occhi “tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro/un libro vero/così belli da gridare nelle piazze/ perché stanno uccidendo il pensiero” (Vecchioni). Per me è il testo della nostra bella Costituzione che va difesa e sviluppata come la carta del bene comune e dell’unità nazionale.

Questo mio Paese ha 150 anni... Ma a quale Paese penso?

Un Paese giovane? ... vecchio?

Un Paese che cambia... ma in che direzione?

Non è solo il Paese che viene trascinato verso il buio da parte di una classe politica incapace di coglierne energie, potenzialità e novità anche in questo periodo di crisi.

Nemmeno semplicemente quello nel quale la politica si nutre di paura, alimentandola, in un perverso circolo vizioso, che porta a concepire la nostra vita chiusa in fortificazioni asfissianti.