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E’ morto un altro dei nostri partigiani, uno di quelli che erano i rappresentanti della Resistenza, meglio ancora uno degli uomini immagine della stessa, cioè quelle figure che dal 1945 in poi, almeno nella zona apuana, avevano contribuito a costruire lo “immaginario” della lotta di liberazione, quindi i suoi significati più veri e profondi.

In una paginetta Chiara riassume il quadro sociologico di Forno, paese brutto con abitanti belli, il contrario del Bel Paese e rendiconta la vicenda di Ciro (maresciallo dei Carabinieri ucciso dai nazi-fascisti nella strage di Sant’Anna a Forno il 13 giugno 1944) attraverso dei flashback che riassumono l’arrivo nel nuovo comando, la vita di paese, l’incontro con l’amore, l’avvento della Resistenza, la fine, attraverso la bella invenzione di pagine di un diario ritrovato. C’è una immagine esemplare di tutto ciò ed è la partecipazione.

Intervista allo scrittore triestino-sloveno Boris Pahor.
Instancabile a 97 anni Boris Pahor, scrittore triestino sloveno, ha 97 anni. La sua opera più famosa è Necropoli, (pubblicato con una memorabile prefazione di Claudio Magris), un romanzo autobiografico sulla sua prigionia a Natzweiler-Struthof che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo.
È instancabile nonostante l'età, in questi giorni è in giro per scuole a raccontare la Liberazione, il 25 aprile. Non si rifiuta mai. Per lui parlare ai giovani è fondamentale, "perché vogliono cancellare la memoria", dice.
Quando il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza (Pdl), gli ha offerto la cittadinanza onoraria, Pahor ha declinato l'invito, preferendo quello dell'associazione "Liberi e uguali".   Cominciamo da qui.

"A combattere contro i tedeschi a Porta San Paolo non ci sono andata perché me l'ha detto il partito, ma perché l'ho deciso io" "A combattere contro i tedeschi a Porta San Paolo non ci sono andata perché me l'ha detto il partito, ma perché l'ho deciso io": così raccontava Maria Teresa Regard, partigiana. La Resistenza che comincia in quei giorni e culmina il 25 aprile è una storia di liberazione delle coscienze, prima ancora che del territorio e delle istituzioni: dopo venti anni di credere obbedire e combattere, di "lasciate fare a lui", il meglio dell'Italia riprende in mano il proprio destino e si fa protagonista della propria storia.

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