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E i cattolici? Nel 1924 si ritirarono sull’Aventino. Adesso dove sono? E i loro leader?

di Mario Pancera 

Quando i fascisti di Benito Mussolini arrivarono all’assassinio del leader socialista Giacomo Matteotti, 1923, le opposizioni tentarono qualche protesta. Il re Vittorio Emanuele III si voltò da un’altra parte. Il caos. Il re era allora il capo dello stato. Le camicie nere ebbero la strada aperta, resa ancora più facile dalla censura sulla stampa. Il movimento insolente e volgare, sotto le finte spoglie del nuovo che avanzava, occupò l’Italia e divenne dittatura.

Parola di Romana Lombardi, organizzatrice di “Vaffa-Day”e capogruppo grillista alla Camera

di Mario Pancera

Nel 1922 il fascismo di Benito Mussolini prese il potere. Si erano avuti alcuni anni di violenze squadristiche, intimidazioni, pestaggi, assassinii. Gli ultimi mesi erano andati in crescendo. L’olio di ricino sembrava una consuetudine. Veniva fatto bere agli antifascisti. Questo era il fascismo che si presentava agli italiani come forza nuova, rivoluzionaria,  per sostituire i governi liberali, anche un po’ farabutti e molto inetti: «Tutti a casa». Era un movimento, non voleva gli altri partiti. Era contro i sindacati. Poi si trasformò, divenne anch’esso partito: voleva il potere. Sembra oggi.

I Romani della Repubblica quando ce n’era bisogno, tutti d’accordo,  sospendevano la democrazia, quel poco che ne avevano, e chiamavano un dictator a risolvere le crisi. Insomma utilizzavano un tecnico. Le loro crisi erano sempre militari, perché la guerra era la tecnica imperante al loro tempo, quella che governava le cose. Il dittatore più famoso fu in tal senso Cincinnato.