• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Un anno fa, malgrado l'assenza di vari Stati, tra i quali l'Italia, l'Onu approvò il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari con 122 voti favorevoli. Proprio per l'impegno profuso per ottenere questo risultato, ICAN, la rete di organismi internazionali appositamente costituita a tale scopo, fu insignita del Premio Nobel per la Pace.

Generale Errico, signor no!

Egregio Generale Danilo Errico,

abbiamo letto sul sito dell'Ordinariato Militare che Lei “ha messo in evidenza come la missione dei militari al servizio della pace sia simile a quella dei sacerdoti". Parole pronunciate in S. Pietro lo scorso 15 febbraio, in occasione della solenne Celebrazione presieduta dal Cardinale Segretario di Stato e concelebrata dall'Ordinario militare e da tanti cappellani militari.

C'è una rappresentanza di donne coraggiose premiate nel 2017 con il premio "International Women Courage Award" di cui si è parlato molto poco.

Il premio, istituito nel 2007 negli Stati Uniti, viene conferito annualmente a donne di tutto il mondo che abbiano dimostrato un eccezionale coraggio nel difendere la pace, la giustizia, i diritti umani, l'uguaglianza e l'emancipazione femminile, spesso correndo gravi rischi personali.

Il 2018 si apre su uno scenario inquietante: crescenti diseguaglianze, squilibri, guerre, in un contesto di forte competizione per il controllo economico e politico mondiale tra Occidente e nuove potenze emergenti a Oriente; scarsità delle risorse e cambiamenti climatici che acuiscono le crisi, rivelando la fragilità di sistemi sociali e modelli di sviluppo intrisi di violenza diretta, strutturale, culturale, e insostenibili dal punto di vista ambientale.

Ho letto nel n 666 del vostro Notiziario l'ottimo articolo di Mao Valpiana a commento del centenario della "disfatta" di Caporetto, che evidenzia il carattere di "sciopero dalla guerra" che quell'evento ebbe, in contrasto con la narrazione tradizionale cui si è ancora una volta uniformata la maggioranza delle rievocazioni ufficiali. Questa narrazione, benché nuovi studi stiano modificandola, continua a collegare la "disfatta" al riscatto militare di un anno dopo sul Piave presentato quale alto momento di completamento dell’unità nazionale e come "vittoria" positiva, che invece fu, come si sa, tanto amara non certo perché “mutilata”, ma per i 600.000 morti, l’infinità di invalidi, i tanti impazziti, le sofferenze enormi delle popolazioni coinvolte, l'economia in difficoltà, e che fu anche la "culla del fascismo" nel contesto di un avvelenamento di tutto il secolo XX°.

Tristezza, sconcerto e anche indignazione. Che paradosso proclamare papa Giovanni XXIII patrono dell'esercito! E' come dichiarare Francesco d'Assisi patrono del sistema finanziario o madre Teresa patrona delle multinazionali.

Le ragioni del patronato sono biograficamente riduttive, forzate o parziali, tutte legate alla sua esperienza di cappellano militare durante la prima guerra mondiale “inutile strage”. Ma Roncalli non è morto in quegli anni. Proclamarlo patrono per le sue doti di cappellano militare vuol dire snaturarne il messaggio, inchiodarlo a un'esperienza discussa e tremenda che ha superato approdando ad altre argomentazioni, ad altri orizzonti (Concilio, Pacem in terris) così come ha fatto Primo Mazzolari.

In un clima solidale, la festosa parata ha visto sfilare in rassegna con i loro stendardi gli amici di Baobab Experience, della campagna “Ero straniero”, di Assopalestina, di Banca Etica, di Un ponte per.., di Greenpeace, di Arci, del Movimento Nonviolento, di Emergency e tanti altri, accompagnati dalla musica della Banda Murga  Sincontrullo.  Presenti anche il deputato Giulio Marcon ed il Senatore Massimo Cervellini che hanno preferito questa parata civile piuttosto che quella militare ai Fori Imperiali.