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Tratto da “La nonviolenza è in cammino” - Numero 1247 del 27 marzo 2006

Esiste un rapporto ineludibile tra storia, memoria e soggettività,.
Eppure il rapporto con il passato, in termini di conoscenza critica, è sempre più labile e flebile. Non solo assistiamo ad una sorta di cancellazione o di rimozione di avvenimenti passati che pure hanno fatto "la storia"; ma è profondamente messa in crisi la memoria pubblica, la memoria condivisa di quello che è stato, che dovrebbe affiorare nel rapporto esplicito con il passato, con la storia.

Perdonatemi se dal 24 febbraio ripeto la stessa cosa, come un disco rotto, ma questa guerra non potrà essere vinta. Non potrà essere vinta dall’Ucraina contro una potenza nucleare come la Russia, e Zelens'kyj non potrà riprendere il Donbass, tanto meno la Crimea. Né potrà essere vinta dall’aggressore, anche se in questo caso gli obiettivi militari e geopolitici sono certamente megalomani ma meno chiari: probabilmente la vera aspirazione di Putin è sedersi a un tavolo con Biden e Xi Jinping per ridiscutere gli equilibri di potenza globali.

Ieri 10 ottobre l’Occidente si è accorto di avere dichiarato guerra alla Russia, una guerra di cui si dice che non possa avere alcun altra fine che la sua sconfitta, con la vittoria dell’Ucraina, cosa che nessuno aveva mai osato pensare durante tutto il lungo calvario della guerra fredda, neppure il peggior Biden che gli Stati Uniti possono avere avuto, Nixon o Johnson che fosse La sorpresa è che la Russia questa guerra si è messa a combatterla, invece di scappare, come aveva detto mettendola alla gogna Zelensky.

Il pontefice Papa Francesco (nomen omen), al secolo Jorge Mario Bergoglio, argentino di origini piemontesi, il "Santo Padre", "Sua Santità", il "Successore di Pietro", o, più laicamente e prosaicamente, il "Capo (supremo) della Chiesa Cattolica", dopo un crescendo di pronunciamenti avversi alla guerra (in quanto tale), non più tardi di oggi ha definito (= giudicato) "pazzi" tutti quegli Stati che hanno deciso di portare al 2% del Pil nazionale le spese militari (leggasi fucili, pistole, mitra, bazooka, bombe, mine, missili, siluri, carri armati, aerei, incrociatori, sottomarini, satelliti: tutti "oggetti" concepiti per ferire, uccidere, straziare, annientare, non solo gli esseri umani, ma anche gli animali - perché non pensare anche a loro? -, per avvelenare ed insterilire l'ambiente, per rendere un deserto il territorio, oltre ai soldi necessari per il corredo della "carne da macello", oops! delle truppe di combattimento, per il carburante dei mezzi (crisi petrolifera? ma quando?), per il vettovagliamento e, dulcis in fundo per i lautissimi stipendi di capitani, maggiori, colonnelli, generali (di brigata, di divisione, di corpo d'armata), ammiragli, ed altrettanto lautissimi "premi di consulenza" per gli ex colonnelli, gli ex generali, gli ex ammiragli, tutti copiosamente presenti nei Consigli di Amministrazione delle industrie militari (è comprensibile, in pensione - dorata - ci si annoia, non ci si può limitare a portare i nipotini al parco, "non è" da soldati, suvvia!).

“Nella contingenza storica dei 100 anni compiuti dal Multilateralismo delle Nazioni Unite, del 75° anniversario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e del 40° Anniversario dell’Università per la Pace, La Lega per il Mondo Musulmano e la stessa Università per la Pace dell’ONU hanno divulgato una proposta di ricerca sulla “Promozione della Pace, dei Diritti Umani e del Dialogo tra le Civiltà” che è illustrata in modo completo nel libro che riporta lo stesso titolo.