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Lettera aperta ai candidati alle elezioni politiche del 13-14 aprile


Ci rivolgiamo a voi, candidati nelle prossime elezioni politiche, per invitarvi a mettere all'ordine del giorno dei vostri programmi iniziative urgenti per la fine dell'assedio di Gaza, imposto da Israele, dopo averla dichiarata «entità ostile». La sua popolazione subisce da mesi una pesante punizione collettiva, in violazione della legalità internazionale e dei diritti umani di tutte e tutti.

Riportiamo l'appello dell' "Associazione per la Pace", inviataci da "Un Ponte per...", in vista della manifestazione nazionale del 29 novembre 2008:

Nè muri Nè silenzi
Pace giustizia e libertà in Palestina

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 29 Novembre "Giornata di solidarietà internazionale con il popolo palestinese". Invitiamo tutt* ad unirsi alla manifestazione nazionale di Roma insieme al Coordinamento delle comunità palestinesi in Italia e all'UDAP (Unione Democratica Arabo Palestinese).

Il popolo palestinese dopo 60 anni di espropri, vessazioni e violenze, ha visto negli anni della seconda Intifada ridurre progressivamente il suo spazio di rappresentanza e prospettiva politica nei Territori Occupati, in Israele e nel resto del mondo. Le esecuzioni mirate e gli arresti arbitrari del governo israeliano hanno decapitato la leadership delle forze politiche palestinesi, il resto lo ha fatto la comunità internazionale delegittimando i principali dirigenti politici palestinesi di ogni ispirazione, cominciando da quelli laici e pragmatici.

Brani tratti dall'Omelia, dal Messaggio di Natale e dall'intervista a Famiglia Cristiana n. 52. Testi integrali in: http://www.lpj.org/newsite2006/index.html


"Oggi non possiamo non ricordare l'instabilità, la mancanza di prospettive chiare per l'avvenire, la mancanza di sicurezza, le aggressioni contro i cittadini e le violazioni contro proprietà e beni.
Come Betlemme aspettò durante secoli Colui che avrebbe "spezzato il giogo e la sbarra che pesavano sulle spalle del popolo, e il bastone del suo aguzzino" (Isaia 9,3), così anche noi stiamo aspettando la manifestazione della Grazia del Signore che metterà fine all'occupazione e all'ingiustizia, liberandoci da quelle paure, difficoltà e divisioni interne che affliggono questa terra. (...)

NON SI PUO' RIMANERE A GUARDARE


C'è un modo per evitare il massacro di civili. C'è un modo per salvare il popolo palestinese. C'è un modo per garantire la sicurezza di Israele e del suo popolo. C'è un modo per dare una possibilità alla pace in Medio Oriente. C'è un modo per non arrendersi alla legge del più forte e affermare il diritto internazionale:


CESSATE IL FUOCO IN TUTTA L'AREA
RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE ISRAELIANE
FINE DELL'ASSEDIO DI GAZA
PROTEZIONE UMANITARIA INTERNAZIONALE

Fermare la guerra a Gaza non è un obiettivo impossibile.
Dobbiamo fare la nostra scelta.
Complici della guerra o costruttori di pace?


Quanti bambini, quante donne, quanti innocenti dovranno essere ancora uccisi prima che qualcuno decida di intervenire e di fermare questo massacro? Quanti morti ci dovranno essere ancora prima che qualcuno abbia il coraggio di dire basta?

Pubblichiamo questa lettera, che Magda Tomei ha ricevuto dalla sua amica Diana, come ulteriore testimonianza di quanto sta accadendo in quella terra.

Cara Magda,
sono stata veramente molto contenta di sentire la tua voce, soprattutto in momenti così tristi come questi:Come vedi, sembra che non abbiamo avuto ragione a pensare che le nostre voci avrebbero potuto portare il mondo a cambiare atteggiamento, non che questo non sia la verità, la verità come si vede qui è che solo una cosa può fermare e fare pressione su Israele, i Governi, sia che essi siano Arabi, Europei o Americani, il che è impossibile perché gli americani non lo faranno mai, essi legittimano questa guerra, cercano di ingannare il mondo intero dicendo che Gaza è una forza militare e deve essere fatta saltare.

Una nuova Apartheid: Boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni: ecco perché li propongo contro Israele
(Pubblicato su "Il Manifesto" del 15 gennaio 2009)

È ora. Dopo molto tempo. La strategia migliore per porre fine alla sanguinosa occupazione è quella di far diventare Israele il bersaglio del tipo di movimento globale che pose fine all'apartheid in Sudafrica. Nel luglio 2005 una grande coalizione di gruppi palestinesi delineò un piano proprio per far ciò. Si appellarono alla «gente di coscienza in tutto il mondo per imporre ampi boicottaggi e attuare iniziative di pressioni economiche contro Israele simili a quelle applicate al Sudafrica all'epoca dell'apartheid». Nasce così la campagna «Boicottaggio, ritiro degli investimenti e sanzioni» (Boycott, Divestment and Sanctions, BDS).