• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Pubblichiamo il contributo che gli psicologi Gianfranco Bontempi e Michela Zantetti hanno dato in occasione della manifestazione "VIVA", per ricordare il femminicidio di Cristina Biagi.

Quella sera ho miagolato.
Era un miagolio stridulo quello che usciva dalla mia bocca, niente a che fare con una voce.
Supplicavo chi mi stava di fronte, troppo vicino, terribilmente vicino, di andarsene, di calmarsi.
Gli dicevo che non lo avremmo più cercato, mia figlia ed io.
Aveva appena minacciato di sfondarci di botte.
Eppure era stato lui a voler venire, ne sentiva il bisogno.
Stava male ed io lo avevo accolto: era mio marito.

Fabiana aveva 15 anni, Carolina 14. La prima è stata accoltellata e bruciata viva dall’ex fidanzato diciassettenne, la seconda si è gettata dal balcone, cinque mesi fa, dopo che un gruppetto di piccoli uomini (tra i 15 e i 17 anni) aveva pubblicato sui social network un filmato delle molestie che era stata costretta a subire durante una festa.

Una donna su cinque in Europa è stata vittima, almeno una volta nella vita, di violenza. Ieri mattina, a Strasburgo, in occasione della Giornata internazionale per contrastare le mutilazioni genitali femminili, è stata votata la risoluzione contro la violenza sulle donne.

Moriamo in quanto donne. Senza altra colpa né ragione. È il genere la nostra condanna. Per noi, per raccontare quella violenza, vicina e “amata”, diventata la prima causa delle nostre morti, hanno coniato perfino un termine: “femminicidio”. Un neologismo recente che dovrebbe descrivere questo nostro morire proprio “in quanto donne”…

Quando nel 2003, durante la seconda guerra del Golfo, l'americana diciannovenne Jessica Lynch cade prigioniera degli iracheni, per liberarla si organizza uno spettacolare irruzione notturna con telecamere al seguito e gran battage mediatico. Per giorni e giorni, su tutte le tv passano le sequenze dell'azione e le centinaia di nastri gialli, simbolo dei "missing in action", appesi agli alberi di sicomoro, agli steccati, ai semafori di Palestine, il paese di Jessica.