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Sabato scorso, durante la manifestazione svoltasi a Gerusalemme, mi sono guardato intorno e ho visto nelle strade un fiume di gente. Migliaia di persone che da anni non facevano sentire la propria voce. Che, chiuse nei loro problemi e nella loro disperazione, avevano perso ogni speranza di un cambiamento. Non è stato facile per loro unirsi alle urla ritmate dei giovani coi megafoni. Forse, non essendo abituate ad alzare la voce, si sono sentite imbarazzate, timorose di gridare.

Caro ammiraglio Eliezer Maron
mi vorrà scusare se con questa mia le rubo un po’ di tempo. So che è impegnatissimo ad addestrare i suoi commandos ad assaltare, per fermarle, le navi della Freedom Flotilla 2 che si apprestano a salpare cariche di aiuti umanitari alla volta di Gaza. Sa, io sarò su una di quelle navi ed allora mi perdonerà se prima di essere respinto o arrestato dai suoi soldati mi permetto di dirle poche e semplici cose a proposito di alcune sue affermazioni. Lei dice che non saremmo spinti da motivi umanitari ma da «odio verso Israele».

Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza, a trentasei anni, poche ore dopo il suo sequestro, ce lo chiedeva tutti i giorni alla fine dei suoi scritti.

Vittorio ogni giorno per anni ci ha raccontato, con parole e immagini, indipendenti e imparziali, la vita vera e la lotta per la sopravvivenza di due milioni di persone rinchiuse a Gaza, assediate, bombardate, affamate, umiliate. Vittorio aveva scelto di stare all’inferno per aiutare chi dall’inferno non poteva andarsene a rompere il silenzio indifferente sulla Striscia di Gaza, diventata un buco nero nella cronaca e nella politica, una gigantesca macchia oscura nell’etica e nella morale collettiva, impastata di indifferenza e di complicità con l’orrore.

Questa mattina nel “lettone” abbracciavo e accarezzavo mio figlio. E pensavo a Vittorio Arrigoni! Fra il caldo delle lenzuola, con il cervello in fase di risveglio, un dubbio si stava insinuando in me mescolandosi ai brividi provocati da una vita scivolata via: “Serve impegnarsi…e anche fino al supremo sacrificio?”.

Così diceva sempre nei suoi scritti Vittorio Arrigoni, compagno e amico del popolo palestinese fino a dare la propria vita per quel popolo che da 63 anni viene massacrato e umiliato dal governo sionista israeliano!

Adesso che la prima pioggia autunnale è caduta, è diventato ancora più chiaro che la soluzione del conflitto Israelo-Palestinese è da cercare nell'orto di Michelle Obana, e non nel pacchetto di aiuti militari che suo marito ha offerto in cambio del proseguimento della moratoria sugli insediamenti.