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«A Gaza stanno morendo i civili, i bambini, gli ammalati ricoverati in ospedale. A Gaza stanno morendo medici, infermieri, personale sanitario di ogni tipo, nostre colleghe e nostri colleghi, che fanno il nostro stesso lavoro e che, se non muoiono, vedono i loro ospedali bombardati giorno e notte». Erano da poco passate le 13.30, quando dall'interfono dell'Opa si sentono pronunciare queste parole.

Dear Dr Horton,

Noi, sottoscritti, siamo medici e scienziati che spendono la loro vita nella cura e la tutela della salute e della vita umana. Siamo inoltre persone informate; insegniamo l'etica delle nostre professioni, insieme alle conoscenze e alla pratica delle stesse. Noi tutti abbiamo lavorato a Gaza e da anni conosciamo la sua situazione.
Sulla base della nostra etica e pratica, denunciamo ciò cui stiamo assistendo nell'aggressione di Gaza da parte di Israele.

A Gaza stanno morendo i civili, tantissimi civili, persone normali in carne ed ossa, con i loro sogni, le loro speranze, i loro progetti per un futuro di pace e di giustizia per tutti.

A Gaza stanno morendo i bambini, tantissimi bambini, il futuro di un popolo annientato da una pioggia di bombe di cui, i sopravvissuti, non comprenderanno mai la ragione.

Le nostre mani grondano sangue. Le nostre mani hanno dato fuoco a Mohammed. Le nostre mani hanno soffiato sulle fiamme. Viviamo qui da troppo tempo perché si possa dire “non lo sapevamo, non lo abbiamo capito prima, non eravamo in grado di prevederlo”. Siamo stati testimoni dell’enorme macchina di incitamento al razzismo e alla vendetta messa in moto dal governo, dai politici, dal sistema educativo e dai mezzi di informazione.

Mamo, come stai? Stiamo soffrendo con voi ed io che conosco la tua Gaza, vi immagino provati dai bombardamenti di questi giorni. Dimmi, fratello, come stai?

La chat di Skype improvvisamente solleva la matitina e compaiono rapide ma densissime parole che mi riportano proprio lì, sulla strada principale di Gaza City, in quella casa di amici proprio sopra al negozio di alimentari dove andavo sempre a riposarmi alla fine delle mie giornate piene di racconti e immagini di una popolazione che allora -era il 2010- usciva stremata dal massacro di Piombo Fuso: un mese di tempesta di fosforo bianco e le armi più mostruose, per uccidere più di 1400 persone, tra cui 400 bambini..